E’ MORTO A 92 ANNI L’ATTORE CARLO CROCCOLO

È MORTO, a 92 anni, l’ attore Carlo Croccolo. Probabilmente lo ricordiamo per l’ interpretazione del padre della sposa incattivito, volgare e cinico in “Tre uomini e una gamba”, quando affida ad Aldo, Giovanni e Giacomo la cura di una gamba di legno che vale un sacco di soldi, e un cagnolino cui tiene come a un figlio. Né l’ una né l’ altro giungeranno indenni, e lui aspetterà i tre sciagurati al varco, col fucile puntato.Ma Carlo Croccolo è stato molte altre cose. Attore bravo senza averlo mai creduto troppo, in una vita come un ottovolante fra successi e cadute. Ha recitato in oltre cento film, ha lavorato con Totò e con Eduardo De Filippo, ha vinto un David di Donatello – nel 1989, per “O re” di Luigi Magni. E ha avuto, dice la leggenda, anche una storia d’ amore con Marilyn Monroe. Forse quella è l’ unica cosa dubbia. Magari non è stata proprio una storia d’ amore, magari è stato un flirt, o magari solo un breve incontro a una festa, con una donna già turbata, sfiorita, tormentata, un anno prima del suo suicidio.ERA IL 1961, Croccolo finisce in una festa, invitato da Jean Negulesco, un regista con cui aveva lavorato, e che era effettivamente amico di Marilyn. La Monroe si aggira barcollante con un bicchiere in mano, lo scambia per un irlandese: Croccolo ha i capelli rossi e la pelle chiara. Iniziano a parlare. Poi, in alcune interviste, l’ incontro finisce lì. In altre, si sviluppa in un flirt durato tre mesi. «Ero pazzamente innamorato di lei, ma stare con lei era un inferno, e alla fine sono fuggito». Non fuggirà mai, invece, dalla moglie Daniela Cenciotti, che gli è stata vicina fino all’ultimo. E che lo ricorda come «un compagno di vita tenero e amoroso. Se n’ è andato determinato e consapevole, così come era vissuto».UNA VITA a zigzag, la sua. Nato a Napoli, la madre insegnante di storia e filosofia al liceo, il padre, ebreo alessandrino, che parla sei lingue ma è sempre senza soldi, perduto fra sogni, imbrogli e chimere. In sé, Croccolo sente convivere le due anime: «Mi considero un perfezionista mancato. Ho fatto l’ attore per soldi, perché guadagnavo in un giorno quello che mia madre guadagnava in un anno. Ma non mi sono mai sentito un grande attore. Non lo sono, non ho mai fatto niente per esserlo. Sono come quei cani randagi che Totò cercava, inutilmente, di raccogliere e accudire».TOTÒ lo accudisce e lo protegge; ma anche lui accudisce Totò. Insieme fanno una decina di film, nei quali Croccolo è cameriere, cuoco, maggiordomo di Totò: cameriere in “47 morto che parla” del 1951, maggiordomo in “Totò lascia o raddoppia?” del 1956 e in “Signori si nasce”, del 1960. La spalla ideale? La parola “spalla”, Croccolo la detestava.«La spalla la vendono in macelleria: perché non allora il fegato, o magari il cervello di Totò? Diciamo che ho fatto l’ attore di sostegno. Ho sostenuto Totò, anche umanamente». E al principe De Curtis, Croccolo ha anche prestato la voce, doppiandolo in numerose occasioni, dal 1957 in poi. E, forte della collaborazione con Totò, dice un “no” clamoroso a Federico Fellini: «Mi chiamò per ‘Lo sceicco bianco’: ma io lavoravo tantissimo con Totò, Fellini non era ancora nessuno. Rifiutai, e la parte andò a Leopoldo Trieste».UNA VITA sorprendente, anche per certi picchi drammatici. «Fui arrestato per droga», racconta in un’ intervista, «restai in carcere sei mesi, venni prosciolto. Ma io che non mi ero mai drogato, una volta uscito cominciai a farlo. Andai a vivere in Canada, feci il cameriere, mi liberai dalla droga, ricominciai una vita normale». All’inizio degli anni ’70 torna in Italia, e fa anche il regista di film, sotto pseudonimo.Lavora con Strehler, poi negli anni ’80 nei musical con Garinei e Giovannini, recentemente nella fiction Capri in tv. Ma la sua carriera la ricordava come una lunga strada in salita. I funerali si terranno oggi alle 16, presso la chiesa San Ferdinando di Napoli