DOPO IL 1992 A SINISTRA NON C’E’ NULLA DA SALVARE

DOPO IL 1992 A SINISTRA NON C’E’ NULLA DA SALVARE

Matteo Salviniha avuto una seconda investitura dalvoto realee dalvoto virtuale. La prima volta ha fallito clamorosamente. Questa seconda volta proverà a limitare le sciocchezze ma nessuno può giurare che non ne abbia in serbo molte altre. Se gli dovesse andar male, ladestralo potrebbe sostituire conGiorgia Meloniche, come una passista, sta macinando metro su metro e ormai sta diventando leader di un medio partito. Se dovesse fallire anche lei ci sarebbe mister X o miss X a prendere la guida della destra. Tutto ciò accade perchè la destra inItaliaè una cosa vera e forte ed è largamente radicata. Negli anni si è liberata dai propri complessi di inferiorità. Non le importa più se le dicono «fascista», non ha paura di pensieri atroci e feroci. È riuscita persino a prendere il posto dellasinistraneiquartieri popolari. È una destra onnivora – e questo potrà essere il suo errore capitale – che vuole smontare tutto, loStato, la sinistra, ilVaticano. Si sente sicura di sé, ha inventato una narrazione dellastoria italianaper cui sembra che non ci sia mai stata unaDcalgovernoma che il potere sia sempre stato saldamente nelle mani deicomunisti. Questo lavoro culturale è un regalo dell’intelligenza laico-radicale e dei commentatori di grandi giornali che a furia di voler dirigere la sinistra distruggendone la storia hanno creato il mostro. È la storia dell’apprendista stregone che si è ripetuta in queste settimane conLa Repubblicache festeggia, come Salvini,il fallimento del governo inUmbria. La sinistra non ha leader, non hapopolo. Non ha idea di sé. L’ultima trovata, quella di nominare il popolo grillino come proprio popolo, è il frutto malefico di decenni disubalternità culturale. Si poteva uscire in tanti modi dalla storia delPci,ma uscirne con una cultura servile è stato un brutto finale d’opera. Oggi è giusto che i leader che ci sono si arrabbattino a cercare un rimedio per i giorni che verranno. Il peggiore rimedio è far sopravvivere un governo che non è amato e con unpremierche avrebbe potuto svolgere un ruolo terzista ma chenel casoUsa-Servizisi è rivelato inadeguato. Il Pd, e quel che rappresenta anche del passato, dovrebbe liberarsi da quello spirito ancillare per cui sente come suo compito quello di mettere riparo alle crisi per impedire che esplodano. Questa volta è bene che esplodano. Credo che il tentativo Conte fosse necessario visto che tanti sostenevano che non aver giocato la carta dell’alleanzaPd-M5sera stato l’errore capitale. L’alleanza c’è stata ed è fallita.Per icinque stelleè stata anche una tragedia. Non è colpa diLuigi Di Maio: se la destra è figlia della società italiana e di una sua parte essenziale, ilgrillismoè stato un episodio, un foruncolone, niente che potesse durare. Di Maio, dopo aver detto tanti vaffa, se li è trovati tutti in faccia e si è perso nel rumore di chi, dopo averlo osannato, ora lo detesta. La sinistra da anni vive subendo il ricatto diforze moderateinsignificanti elettoralmente. Non voglio aggiungere problemi a problemi, ma da quando a sinistra è prevalsa la linea che dice che per vincere bisogna distruggere il proprio passato si è sempre perso. Credo che laclasse dirigentedi sinistra che ha guidato i partiti dopo l’89 ha affrontato impegni gravosissimi, ma non ha capito, e non lo capisce tuttora, che c’è un momento in cui si saluta a centrocampo e si lascia che la squadra si riorganizzi con altri allenatori, altri calciatori, preferibilmente giovani, purchè si mantenga la stessa maglietta. Salvini potrà durare molto o capottare in parcheggio un’altra volta. La sinistra deve sciogliere i suoi nodi, cioè sciogliersi. Ciò che si può recuperare per il futuro è quel passato che scavalca la Seconda Repubblica. Dopo il 92 non salverei nulla.