IN POLITICA NON ESISTONO UNA REALTÀ SOCIALE E UNA SOCIAL, ESISTE LA REALTÀ
Per troppo tempo la sinistra ha considerato il consenso che nasce dai social una bolla di sapone destinata a finire nel nulla.Invece come hanno dimostrato la manifestazione della destra in Piazza san Giovanni a Roma e il suo successo elettorale in Umbria il consenso digitale alimenta quello reale che a sua volta gli restituisce energia e forza di penetrazione, perché le persone che usano i social diventano a loro volta propagandiste del messaggio ricevuto condividendolo o facendone propri i suoi contenuti.Realtà sociale e realtà social s’influenzano l’un l’altra in uno scambio reciproco e continuo per il semplice motivo che non sono contrapposte, nemmeno realtà diverse che comunicano tra di loro, ma modi nei quali la realtà si manifesta.E non esiste un consenso digitale antitetico a quello reale. Esiste il consenso della gente che nel mondo nel quale viviamo non può prescindere dall’uso dei social: strumenti del comunicare d’oggi e non diavolerie contagiose dalle quali stare alla larga per non esserne infettati.Ed è scaduto da tempo, troppo tempo, il momento nel quale la sinistra avrebbe dovuto prendere atto della propria ignoranza digitale risolvendola. Un handicap che da un lato rende vittime inconsapevoli delle manipolazione dei dati alla Cambridge Analytica e della gestione occulta dei Big Data di Putin, dall’altra costringe a partecipare al confronto politico con le mani legate dietro la schiena partendo per la corsa al consenso da chilometri di distacco rispetto agli avversari.Impedisce persino d’essere efficaci quando si usano gli strumenti di propaganda tradizionali: seminari, riunioni, gazebo, volantinaggio, presenza ai mercatini, cene elettorali. Perché se non comunichi ciò che fai, se le persone non si fanno un selfie e lo condividono mentre partecipano, se non pubblichi un video mentre avviene, se non racconti con un post e un video le sensazioni che hai provato, l’iniziativa risulterà autoreferenziale, spesso nemmeno avvenuta.Attività da non svolgere nei ritagli di tempo, nemmeno con l’aria di chi si chiede “ma guarda che mi tocca fare”, ma dedicandogli il tempo necessario con la voglia di raccontare se stessi, le cose che si fanno, le idee che si portano avanti.È la risoluzione del problema? No, ne è però una parte. Quella che Il consenso lo prepara, lo induce, lo accompagna.
