UN TRANQUILLO WEEKEND DI RAZZISMO ALLO STADIO

UN TRANQUILLO WEEKEND DI RAZZISMO ALLO STADIO

C’era una volta un pugile.Johann Trollmann, campione nazionale dei pesi mediomassimi in Germania nel 1933. Era sinti e sui pantaloncini si era fatto cucire la parolagibsy: zingaro. Per le sue origini era stato scartato dalla selezione per le Olimpiadi del 1928 di Amsterdam. Non poteva, uno zingaro, rappresentare la Germania nazista. Sono passati 75 anni dalla sua morte, e siamo ancora a fare i conti con il razzismo nello sport. Grande risalto ha avuto l’episodio (pessimo) dei cori razzisti che hanno colpito Mario Balotelli. Nello stesso giorno hanno avuto molta meno rilevanza due episodi avvenuti anch’essi al nord. A Desio, in una partita di pulcini (dieci anni, 10), un ragazzino della Aurora Desio si è sentito urlare – da una mamma (una madre) della squadra avversaria (la Sovicese) “negro di merda”.A Milano, lo stesso giorno, si giocava una partita tra Top Juniores: Us Melzo1908 contro Cea Juniores, una squadra meneghina sul cui campo si disputava la sfida. Dagli spalti per tutta la partitae nell’indifferenza dell’arbitro e dei dirigenti,i “soliti” insulti verso un giocatore del Melzo,originario del Senegal. Ancora “negro di merda” e “scimmia” oltre ad altri che non si possono scrivere su un sito di informazione. Al termine della partita finita in parità, una donna placca il ragazzo e il padre di un avversario lo colpisce con un violento pugno in faccia costato cinque giorni di prognosi. Sono innumerevoli gli episodi di razzismo nello sport. E non solo nel calcio, grazie anche al fatto che lo sport nel nostro Paese è guidato da chi (il presidente del Coni Malagodi) sostiene che “è sbagliato se qualcuno fabuua un giocatore di colore, ma è ancora più sbagliato quando uno che guadagna tre milioni di euro all’anno si lascia cadere in area e magari è anche contento di prendere un calcio di rigore”. Non consideriamo poi le paroledi un poveraccio che sostiene che “Balotelli non potrà mai essere italiano” (lo dice un capo ultrà del Verona), ma se chi dovrebbe rappresentare le istituzioni si presenta in video non solo mangiando creme al cioccolato ma anche bevendo birra e intonando canzoncine razziste nei confronti dei napoletani oppure commenta l’avvicendamento tra Icardi e Lukaku dicendo che “l’Inter ha cambiato un grande centravanti col pisello confuso con un centravanti confuso dal pisello grande”, non possiamo stupirci se tutti si sentono liberi di essere razzisti. “Signore e signori, siamo nel 2019 e invece di andare avanti stiamo tornando indietro”,ha detto proprio Lukaku dopo aver preso insulti razzisti a Cagliari.E in effetti sembrerebbe che si stia tornando nell’epoca di Trollmann. Ma forse, se un gigante dell’industria dell’abbigliamento sportivo come Umbro decide di investire sponsorizzando No Walls, la squadra più globale d’Italia, con giocatori di 14 nazionalità, dalla Nigeria al Kosovo, dal Gambia al Mali, qualche speranza c’è.