PREPARIAMOCI ALLA SOLITA BATTAGLIA DI NATALE, IN NOME DEL “PAPA RE”

PREPARIAMOCI ALLA SOLITA BATTAGLIA DI NATALE, IN NOME DEL “PAPA RE”

Sta tornando il Natale, e con esso, ormai certo come l’ennesimo cine-panettone, prepariamoci alle solite, inutili, snervanti polemiche su presepe si-presepe no, canto di natale si-canto di natale no, Gesù bambino bianco-Gesù bambino nero, il tutto con toni decisamente meno spassosi di quelli della geniale commedia di De Filippo, Natale in casa Cupiello:  roba da far rimpiangere il 2 novembre. Peraltro, la stragrande maggioranza di queste polemiche che indigneranno le bacheche di molti nostri conoscenti, saranno inevitabilmente complete fake news, diffuse volontariamente ad arte da spacciatori e spacciatrici di bufale (purtroppo non mozzarelle), e rilanciate da politici ignoranti (che sarebbe male) o accondiscendenti (che sarebbe anche peggio), pronti a cavalcarne l’onda di sdegno (qualcuno ricorda il famoso fake del cous cous che avrebbe dovuto sostituire la dieta mediterranea nelle scuole?). Di solito, la litania natalizia si accompagna alla “grande battaglia per la tutela della nostra cultura e delle nostre tradizioni”: in sostanza, una presenza sempre più massiccia di individui appartenenti a culture differenti ed aggressive, starebbero tentando di annullare le nostre origini, ovviamente riconoscibili unicamente dalla matrice cristiana. Seguono immagini tetre di un futuro in cui le donne italiche saranno costrette a portare l’ abaya e verranno menomate di ogni loro diritto. Non certo come i cattolicissimi forum per la famiglia che, con grande lungimiranza, intendono si eliminare aborto e divorzio, ma esclusivamente per proteggere le donne da loro stesse. Il terzo passaggio logico, quello più politico-strategico e che deriva dalla parte più dottrinale di certa comunicazione, interviene quindi a spiegare come mondo musulmano e cattolico siano in contrasto da sempre, come sia impossibile una civile convivenza e come, quindi, sia necessario appoggiare le potenze mondiali che, più di altre, si ergono a baluardo del cattolicesimo, ovvero, oggi, la Russia e quindi Putin. Gioco, partita incontro.Adesso, poniamo per un momento il caso che effettivamente una parte di residenti in Italia di cultura differente, tenda ad evitare l’integrazione con le nostre regole giuridiche e, magari, abbia in fondo anche l’animo di esportare le loro, siamo sicuri che la risposta sia “l’origine cristiana?”. Certamente è innegabile che in Italia il cristianesimo, ed in particolare la chiesa cattolica, abbia permeato la storia, la cultura e le istituzioni per secoli. Ma siamo proprio certi che è da questo che derivano quelle libertà che, prendendo spunto dall’ennesima polemica di natale, dichiariamo di voler proteggere?In effetti, ad essere proprio onesti, no: quelle regole che vogliamo proteggere sono, essenzialmente, valori giuridici che hanno tutt’altra origine. In parte, per esempio, ci derivano dalla lunga tradizione originata dai laicissimi diritti greco e romano che, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti civilistici, sono sopravvissuti alla caduta dell’Impero e sono stati tramandati, per essere oggi l’ossatura dei nostri rapporti fra privati. Tutta la parte relativa ai diritti individuali, al diritto pubblico e penale, invece ha avuto una elaborazione più recente.Il diritto penale moderno, ad esempio, lo dobbiamo al ‘700 illuminista, grazie al quale sono stati introdotti, fra gli altri il principio di legalità, la proporzione della pena, sono stati superati gli Stati assoluti, maturati i principi di solidarietà, libertà ed uguaglianza. In pratica da quei germogli deriva tutto ciò che, oggi, limita il potere dello Stato sui cittadini: il fatto che si possa essere perseguiti solo in forza di una legge, che questa debba essere antecedente al fatto commesso, che ci sia il diritto di difesa. Il fatto che ciascun individuo, in quanto tale, goda di alcuni diritti inviolabili nasce con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 1789 e, prima ancora dalla dichiarazione d’Indipendenza americana. Queste innovazioni di diritto non furono certo accolte con entusiasmo dal ramo temporale della Chiesa romana e, se fosse stato per le volontà pontificie dell’epoca, oggi nei tribunali leggeremmo sentenze “in nome del Papa Re”.Con questo, ovviamente (ma vale la pena sottolinearlo), non si intende sminuire il ruolo che la Chiesa ha avuto nella storia italiana né, tantomeno, quello che la religione può avere per l’animo umano. Ma, se lo scopo è quello di salvaguardare quel minimo comune multiplo che costituisce le tradizioni di questo paese, il mezzo non può che essere quello della tutela dell’assetto costituzionale e, con esso, i diritti individuali che garantisce.Ad esempio, il primo passo per impedire, se mai questo pericolo esiste realmente, che un domani le donne siano costrette ad indossare il velo, è rimanere fermi sulla tutela dei diritti che le donne hanno oggi (ed immaginarle in un modo meramente casalingo, inquadrabili esclusivamente come madri di o mogli di, non sembra esattamente andare in quella direzione). Per la salvezza dell’anima, per chi crede, la lettura giusta è certamente quella di un testo sacro, ma per la salvaguardia dei diritti, anche a Natale, leggete la Costituzione.