IUS SANGUINIS, IUS SOLI E IUS CULTURAE. DI COSA PARLIAMO?

IUS SANGUINIS, IUS SOLI E IUS CULTURAE. DI COSA PARLIAMO?

Ci sono temi che in Italia si accendono e spengono a intermittenza come le luminarie che le imminenti festività natalizie ci ricordano. Ius soli è uno di questi. Sopito e riesumato secondo le occasioni e, secondo le occasioni, portato in processione o strumentalizzato. E le tornate elettorali sono sempre ghiotte occasioni per tornarne a parlare o per farne un vessillo o per renderlo la causa di tutti i mali. È l’ effetto della ” politica del tifo” quella in cui “legiferare ” è frutto di istinto populista e non di un ragionato percorso condiviso per il bene della nazione. Così qualche giorno fa il segretario del PD , alle prese con beghe interne, con alleanze governative sempre più contro natura e inquietanti” stai sereno” esterni, ha rilanciato il tema da sempre caro alla sinistra. Lo ha fatto a Bologna in un infervorato discorso alla folla, parlando della volontà di riprendere la battaglia su ius soli e ius culturae. Mischiando i due temi e, forse, ignorando persino che l’ uno esclude l’altro a meno che non si crei un terzium genus. Agli italiani piace il latino. La brevità delle due parole accostate racchiude in sé un mare magnum di implicazioni , di conquiste, di conseguenze. Ius . Bella la parola ” diritto”. Quando i romani la coniarono probabilmente non pensavano alle innumerevoli accezioni che i secoli le avrebbero attribuito. Per giungere in taluni casi a scadere persino nel suo contrario” favore”. E oggi “ius” viene associato ad altri sostantivi: sanguinis, soli, culturae. Spesso in maniera arbitraria, altre volte confusa, non infrequentemente e scientemente miscelati fra loro al punto da snaturarne il senso. Ius sanguinis, ius soli e ius culturae sono strettamente connessi ad un elemento importantissimo: la cittadinanza italiana.Quest’ ultima, al momento, si acquisisce:per nascita dando vita al cosiddetto ius sanguinis” o diritto di sangue, “ius soli” o diritto di suolo, ma al momento solo se i genitori sono ignoti o apolidi o se si sono trovati di fronte al caso di un minore dichiarato ” in stato di abbandono” ; per adozione se un minore viene adottato da un cittadino italiano. Per legge la cittadinanza può essere riconosciuta su domanda per avere contratto matrimonio con un cittadino italiano o perché, maggiorenni, si risiede in maniera continuativa e duratura sul territorio italiano.Nei casi della richiesta di cittadinanza su domanda il “decorso del tempo ” di residenza sul territorio italiano diviene l’ elemento più importante e la legge stabilisce in maniera puntuale i periodi . La cittadinanza può essere altresì “concessa dal Ministero dell’Interno al cittadino straniero residente in Italia in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:nato in Italia e residente legalmente da almeno tre anni;figlio o nipote in linea retta di cittadini italiani per nascita, residente legalmente in Italia da almeno tre anni;maggiorenne, adottato da cittadino italiano, residente legalmente in Italia da almeno cinque anni, successivi all’adozione;che ha prestato servizio, anche all’estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato italiano, in questo caso la domanda di cittadinanza italiana va richiesta alla competente autorità consolare;comunitario residente legalmente in Italia da almeno quattro anni;apolide o rifugiato residente legalmente in Italia da almeno cinque anni;residente legalmente in Italia da almeno dieci anni.I cittadini stranieri possono presentare la domanda di cittadinanza italiana, a determinate condizioni, dopo il periodo di residenza:quattro anni per i comunitari;cinque anni per gli apolidi;dieci anni per gli stranieri” ( cfr. Wikipedia).Da tempo, ormai, si discute della necessità di riconoscere la cittadinanza italiana sulla base , invece, dello ius soli cioè in base all’ acquisizione della stessa per il solo fatto di nascere nel territorio statale, e, qui sta la differenza con l’ attuale normativa, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.La stragrande maggioranza degli Stati europei hanno adottato nella loro legislazione il principio dello ” ius sanguinis” . Altri applicano forme attenuate di ius soli e la stessa Italia lo applica nelle modalità esplicitate nella normativa esistente. Altri paesi nel mondo e fra questi gli Stati Uniti e il Canada applicano lo ius soli.Accanto allo ius soli si è cominciato a parlare, spesso legandoli simbioticamente, come in quest’ ultimo periodo, di ius culturae. Questo è il principio in base al quale i minori stranieri possono acquistare la cittadinanza italiana a condizione che nel nostro paese abbiano frequentato le scuole ( un ciclo di studi per essere precisi) o abbiano compiuto per un tot di anni da stabilirsi con legge, un percorso formativo in Italia.In verità una proposta in tal senso serpeggiava fra le mura parlamentari sin dal 2015 quando la proposta naufragò in Senato.Oggi ci sono in Commissione Affari costituzionali alcune proposte su ius soli e su ius culturae. Nella proposta sullo ius culturae a firma della Polverini si legge che l’ acquisto della cittadinanza per ius culturae è sottoposto alla condizione sospensiva del compimento di un corso di istruzione che certifichi che il minore abbia conoscenze culturali e civiche per integrarsi nella nostra società. Sullo ius soli alla Camera in commissione è stata presentata una proposta a firma di un’altra donna, Laura Boldrini, che punta a conferire la cittadinanza a ” chi è nato nel territorio italiano da genitori stranieri di cui uno almeno con regolare permesso di soggiorno da almeno un anno al momento della nascita del figlio o a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è, però, nato in Italia” .Infine vi è una terza proposta presentata da Matteo Orfini definita ” una via di mezzo ” fra le altre due, un temperamento fra ius soli e ius culturae riconoscendo la cittadinanza al minore che è nato in Italia e ha pure completato un ciclo di studi nella nostra nazione. Negli ultimi anni, quindi, ha ripreso vigore, sebbene a intermittenza e spesso solo favor elezioni , il tema caldo dello ius soli che denota, tuttavia spesso una commistione di termini e una confusione che non si comprende quanto voluta o quanto drammaticamente effettiva.Pochi giorni fala commissione Affari costituzionali alla Camera ha ripreso l’iter per l’ esame delle proposte di legge in materia.Bisogna tenere in considerazione che sono circa un milione e mezzo i figli di immigrati in Italia. La metà o forse più sono proprio nati nel nostro paese e frequentano scuole italiane. Le proposte di legge, soprattutto lo ius culturae consente loro di non dovere aspettare per essere riconosciuti cittadini italiani il compimento di 18 anni e la residenza ininterrotta in Italia. Due anni fa alcuni esponenti politici avevano intrapreso uno sciopero e della fame a ” staffetta”,per sostenere la necessità del varo di una legge che regolamentasse questa esigenza. Poi l’ oblio. Fino all’ attuale confuso risveglio. Trattasi di una fattispecie che deve trovare una disciplina puntuale e precisa, senza possibilità di elusioni o strumentalizzazioni. Le leggi, tutte le leggi , devono trovare la loro genesi nel dialogo costruttivo e la loro codificazione attraverso la più alta concentrazione di competenza che ne consente ,dopo, l’ applicazione. Nessun mercanteggiamento, ricatto, sceneggiata per dar vita a una legge ragionata che fughi ogni dubbio sulla sua validità. Non una recita a soggetto, in cui nella foga del momento contingente si mescolano istituti, termini e prospettive , indirizzando le vele per come spira il vento … soprattutto il vento elettorale.