«IL RAZZISMO È UN CRIMINE». LA BATTAGLIA DI LUCA NEVES

«IL RAZZISMO È UN CRIMINE». LA BATTAGLIA DI LUCA NEVES

“No neri, gay, lesbiche e animali”. Succede a Roma, nel 2019. Succede a Luca Neves, chef italiano di origini capoverdiane. Che voleva solo affittare un monolocale. Ma che dall’agenzia si è sentito rispondere così. Perché il proprietario di quel monolocale aveva dato quella direttiva. Tassativa. Lui non vuole neri, gay. E animali. Una frase che fa orrore al solo venire pronunciata. Perché è aberrante. Perché fa male, colpisce. Umilia profondamente. E infatti Luca ci è rimasto malissimo: “Io sono nero e ho pure un cane, quindi quella casa me la posso scordare…”, dice. Ma si sfoga anche: “Non riconosco la mia città. Io ci sono nato a Roma, da genitori capoverdiani, ci sono cresciuto. E, come dicevo, è capitato di essere vittima di razzismo, ma non avrei mai creduto che si potesse negare l’affitto a una persona solo perché di colore. Ci sono rimasto malissimo, ma davvero malissimo”. Però Luca stavolta non si è solo sfogato. No. Stavolta è stato troppo, ed è voluto andare fino in fondo. Terminata la vicenda, ha infatti preso la decisione più giusta: è andato dal suo avvocato ed ha sporto denuncia per discriminazione razziale. Perché “il razzismo è un crimine”, ci dice. Punto. E qualcosa deve muoversi. Non può finire lì. E allora a te, Luca, diciamo solo una cosa: vai fino in fondo. Combatti, che noi siamo al tuo fianco. In questa battaglia e in tutte quelle che ci vedranno sempre al fianco del discriminato contro i razzisti. Sempre.