CARO BABBO NATALE REGALAMI STUPORE

CARO BABBO NATALE REGALAMI STUPORE

Caro Babbo Natale, consentimi innanzitutto di darti del tu anche perché ancora un giro e siamo coetanei. Io quest’anno non ho granché da chiederti: il lavoro grazie a Dio ce l’ho e anche una famiglia. Non mi manca niente, mi verrebbe da dire citando Rocco Hunt. Anzi no, c’è qualcosa che mi manca e vorrei che tu mi portassi: il piacere della meraviglia, dello stupore, della sorpresa. Non che quest’ anno non ci abbiano provato in tutti i modi a sorprenderci: prima la storia del quattordicenne sbarcato cadavere con la pagella cucita in tasca poi gli sconvolgimenti climatici e quelli umani che hanno provocato disastri e tragedie senza dimenticare i nostri politici sempre più adusi all’arroganza e alle ruberie oltre che pronti ad inculcare sentimenti di odio e intolleranza. Eppure niente riesce più a scalfire il nostro cuore fatto di pietra: pochi attimi di umana compassione e poi si va avanti. Non riusciamo neppure più ad indignarci. Siamo tutti diventati appendici di iPad e smartphone incapaci di reazioni umane. Ecco perché mi piacerebbe recuperare lo stesso stupore che accompagnò i pastori alla vista della Stella cometa, ritrovare il piacere di condividere sentimenti, di gioia o di dolore, la stessa simpatia (dal greco, soffrire con). Ti chiedo uno sforzo, caro Babbo Natale, regalami la gioia di quando i numeri di telefono non si memorizzavano e trasalivi ogni volta che c’era uno squillo. Consegnami il piacere di un sorriso che non sia una faccina gialla disegnata e di un bacio che non sia solo scritto su uno schermo. Ti lascio con una preghiera: fammi morire un giorno (il più lontano possibile) ma da vivo. Provando e suscitando emozioni.