LA BARBARIE ALLA CONSOLLE E LA FATICA DELLA PACE

LA BARBARIE ALLA CONSOLLE E LA FATICA DELLA PACE

Quanta fatica ci costa la Pace e quanti impegni ci porta.Troppo semplice lasciarci andare. Troppo semplice risolvere le cose con il progresso.Perfino spettacolare portare la morte in diretta, godere della barbarie rappresentata mentre si gioca con la consolle. Un drone arriva distrugge, elimina il cattivo e pochi altri e poi tutto è risolto.Qualche protesta, qualcuno sorride, in tanti gridano vendetta, ma tutto è lontano.Tutto pare irreale e così semplice.Si può risolvere tutto in pochi istanti. Le controversie si concludono facilmente seduti comodamente dal salotto. Spento il computer si può tornare ad altre occupazione.Pensare al cane seduto al fianco, a quei regali di Natale ancora non scartati.Forse, però, c’è qualcun altro a disturbare. Forse dietro al generale ci solo altri e tanto vale andare avanti. Tanto il gioco funziona. Si può continuare ancora un poco.E così stanotte il triste gioco è andato avanti senza alcun pensiero per tutto il resto del mondo, per il male generato, per un confine superato che non si sa bene a cosa porterà.Cosi ecco un nuovo raid in Iraq, a nord della capitale Baghdad.Non si conosce ancora se sia stato eseguito da aerei o da droni ma poco importa tanto entrambi sono guidati dalla medesima mano.Ad essere ucciso questa volta un comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare (Hashd al Shaabi). A riferirlo la tv di Stato irachena, proprio all’indomani dell’attacco che è costato la vita al leader di questa formazione filo-iraniana assieme al generale Qassem Soleimani. La tv non ha comunque precisato l’identità del comandante vittima.Tutto facile tutto semplice, quasi indolore.Quasi appunto perché il “gioco” non é certo concluso.L’esatto contrario di quella Pace a cui aspiriamo. L’opposto a quella fatica che si fa cammino in salita nel cucire e rammendare.Torna alla mente un pensiero, una riflessione, una vera poesia del bene di una delle grandi luci del secolo scorso, don Tonino Bello che sulla Pace, sul Bene sui sentimenti umani ebbe a dedicare la vita fino all’ultimo istante. Un componimento forse un lungo, poco adatto ai media che richiedono di esprimersi in tre parole, ma che ci permettiamo di usare anche per far comprendere a noi stessi che anche formarsi una coscienza a volte può esser una piccola fatica: A dire il vero non siamo molto abituati alegare il termine pace a concetti dinamici.Raramente sentiamo dire:“Quell’uomo si affatica in pace”,“lotta in pace”,“strappa la vita coi denti in pace”…Più consuete, nel nostro linguaggio,sono invece le espressioni:“Sta seduto in pace”,“sta leggendo in pace”,“medita in pace” e,ovviamente, “riposa in pace”.La pace, insomma, ci richiama più la vestagliada camera che lo zaino del viandante.Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi.Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capireche la pace non è un dato, ma una conquista.Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.Rifiuta la tentazione del godimento.Non tollera atteggiamenti sedentari.Non annulla la conflittualità.Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.E, per giunta, cammino in salita.Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi,i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici,i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.Se è così, occorrono attese pazienti.E sarà beato, perché operatore di pace,non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chiparte.Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista,anche se mai – su questa terra s’intende – pienamente raggiunta. Si facile la guerra, l’odio alla consolle, come altrettanto semplice giocare con le fragilità dei disperati, meglio le fatiche. Meglio il bene, la Pace