LA SVOLTA DI ZINGARETTI, CI VUOLE UN PARTITO NUOVO

LA SVOLTA DI ZINGARETTI, CI VUOLE UN PARTITO NUOVO

Il dado è tratto, forse.. Zingaretti, da uomo pragmatico e concreto, non lancia proclami ma sa capire in tempo le necessità. Ecco che, sulla stampa, appare la notizia delle notizie: “il PD si avvia verso un cambiamento”. Ogni altro termine sarebbe una forzatura. Cambia in che senso, cosa significa il “cambiare” citato da Zingaretti?Comprensibile che sia fonte di ampia interpretazione, tanto che molti vorrebbero un cambiamento diverso l’uno dall’altro. Tuttavia ci piace la semplice spiegazione data dal segretario Democratico: “Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese”.Questa frase lascia intendere che tutto è possibile, ma appare chiaro come Zingaretti abbia compreso qual’è la priorità che ritorna prepotentemente al centro della questione: l’INCLUSIONE.Gli concediamo con un plauso, la sottolineatura sul fatto che si vuole rivolgere alle persone e non alla politica organizzata, ma se vogliamo dirla tutta possiamo permetterci di ricordare allo Stesso che la “politica” (alias politica organizzata) è anch’essa formata da persone, quindi non ponga limiti. Qualche “uccellino malizioso” ha cercato di vedere un nesso tra le “sardine” e l’operazione annunciata dal leader del PD.Se il nesso esiste, basta che sia data la possibilità di rendere attiva la PARTECIPAZIONE, in modo da conservare la spontaneità e la libertà individuale che porta in dote idee da condividere o meno, da discutere e mettere a confronto all’interno di una CASA COMUNE.Ricordiamo, senza sminuirne l’importanza, che il mondo non è composto solo di “sardine” ma anche di persone che negli anni hanno conosciuto il disorientamento, l’individualismo, la delusione di veder nascere partiti che hanno dato poco spazio alla partecipazione e sempre ripetuto cliché simili, ovvero, operazioni di maquillage attraverso la rivisitazione di architetture politiche frutto di operazioni tra gruppi dirigenti. La stessa scenografia da anni!Questo è ciò che ci auguriamo non avvenga e rappresenti il NUOVO annunciato da Zingaretti. Così come auspichiamo, al contrario di quanto spera la senatrice Valeria Fedeli, che non ci sia neppure una vicinanza con il 2007 Veltroniano, ricordando che proprio da quella fase politica iniziò un lento quanto decisivo declino della sinistra! Non stiamo parlando di passatempo o impegni dopolavoristici, ma di POLITICA, cosa ben più seria. Se Zingaretti vuole offrire “un approdo a chi non ce l’ha” è da incoraggiare, ma si ricordi che le identità non possono essere diluite, rese neutre, meno chiare o generalizzate.Il fatto che i tempi siano cambiati e che le domande che si levano dai territori siano diverse e forse più complesse di un tempo, non implica che sia messa in soffitta una storia: esattamente quella di una sinistra completa di declinazioni e sfumature varie.Non sarebbe producente neppure ricordare soltanto la storia del PD, sicuramente non esaustiva né completa. Potremo sbagliare, ma la stessa ricerca di inclusione che avvertiamo nelle parole di Zingaretti non la troviamo nel suo vice, Orlando, che continua a pensare ad uno schema novecentesco che appare limitato al solo PD.Oggi invece, abbiamo bisogno di una “CASA” che vada oltre il PD, altrimenti è fuffa, come invece afferma lo stesso  Orfini. Il NUOVO ASSOLUTO potrebbe essere solo una CASA COMUNE della SINISTRA, in grado di portare a sintesi le migliori esperienze dei partiti – e conseguentemente le ideologie – che hanno perso per strada quei valori che nel 900 hanno visto come protagonisti gli ideali socialisti, comunisti e non certo per ultima, la democrazia di origine cristiana.Sarebbe un errore ripercorrere la terza via di Blairiana memoria che correva dietro alle tendenze popolari attraverso strumenti di ricerca, come l’uso dei focus group e quant’altro. Deve invece essere recuperata la capacità di lettura dei bisogni e delle necessità delle Persone, senza scadere in politiche populiste. Il PROGETTO E LA PROPOSTA politica deve vedere la partecipazione attiva del Cittadino già nella fase embrionale. Questo potrebbe essere il NUOVO!L’impostazione Zingarettiana non può che essere accolta con positività purché sia veramente un segno di cambiamento. Così come avvenuto in Spagna con Podemos, tanto per fare un esempio, al quale non neghiamo di guardare con favore. Un luogo dove le identità sono riuscite a contaminarsi, ad interagire portando avanti un obiettivo comune che sta offrendo una valida resistenza ad una destra di stampo franchista che un tempo nessuno avrebbe pensato potesse rinascere; almeno non dopo le drammatiche fasi storiche che l’hanno vista protagonista di lunghi periodi nefasti dove non si contano danni e tragedie umane e sociali inenarrabili.Questa volta abbiamo preferito celebrare l’input dato dal segretario del PD senza entrare troppo nello specifico delle posizioni che appartengono agli attuali dirigenti Dem. Non è stato un caso: vorremo che fossero superate le alchimie politiche a favore di un vero coinvolgimento popolare; di chi c’è e di chi potrebbe entrare a far parte di quella NUOVA CASA RIFORMISTA che non può non tenere di conto della realtà politica esistente. L’identità prima di ogni altra cosa; il recupero di quei referenti sociali che ormai da tempo sono stati persi, molti dei quali finiti nelle dense nebbie del disinteresse e dell’astensionismo. Se Zingaretti vuole dare un segnale preciso inizi partendo dalla nuova legge elettorale. Vuole l’inclusione? Ripensi a quell’assurdo sbarramento del 5% che continua a emarginare le minoranze impedendo loro di conquistarsi sul campo i consensi. Il partito NUOVO non può che coincidere con una sinistra NUOVA. Lo tenga presente, diversamente sarebbe solo un restyling inutile e fuori dalle aspettative dei più.