IL VERO OBIETTIVO SONO LE DISEGUAGLIANZE IN UN PAESE DISORIENTATO
“In questo Paese sono aumentati gli indici di disuguaglianza. E noi non siamo un circolo bocciofilo o un’associazione culturale. Come direbbe Gaber capire la crisi non significa averla risolta. Se le condizioni sono queste, va aperta una nuova era che aggredisca quei nodi”. Una nuova era che parta da “un vero e proprio piano strategico per l’Italia fatto di cinque obiettivi politici” che Zingaretti vuole proporre al governo: “Ambiente, lavoro, comunità per creare benessere, conoscenza e giustizia. Queste le priorità”. Sono questi i temi che il segretario evidenzia, sono su questi punti le contraddizioni su cui lavorare, su cui impegnarsi allo spasimo. Per ritrovare con le ragioni del passato la possibilità di costruire il cammino di un futuro possibile. Ci sono stati autorevoli commentatori e alcuni esponenti di rilievo del partito che hanno voluto portare il discorso su questa strana alleanza di governo ma il segretario non ha voluto spendersi più di tanto chiarendo con una replica in chiusura: “Altro che subalterni. Siamo gli unici che vogliono fare uno scatto in avanti”. Nessuna abiura, nessuna smorfia, il cammino è arduo, complicato ma è questo. “I dati di crollo della crescita e di aumento delle disuguaglianza mettono in crisi la democrazia – ha poi ribadito Zingaretti – Ridando dignità alle persone salviamo la democrazia e rendiamo inutili gli slogan dei populisti. Il leader ha voluto ricordare di essere stato ad agosto tra i più freddi e rigidi nei confronti della formazione di un governo con il M5s, ma dall’altra parte “questo governo ha salvato l’Italia da una catastrofe e ha iniziato un cambio di indirizzo non banale su temi fondamentali. Ora ci vuole un salto in avanti credibile e percepibile per il Paese”. “E’ il tempo di una nuova fase, che dovrà vedere protagonista la squadra che si mette al servizio di questo progetto. Un partito aperto nella società, che deve mutare per diventare forza motrice che interpreta il cambiamento. Siamo qui per indicare al Paese una prospettiva nuova, per dare una visione all’Italia, un’alternativa percepibile”. “Nessuno pensa a un ritorno al passato, non facciamo caricature tra di noi, ma non dobbiamo neppure rimanere fermi in un eterno presente“, continua Zingaretti, guardando anche alle tematiche che possono unire il nuovo Pd ai Cinquestelle: “Il reddito di cittadinanza è un’ottimo strumento di lotta alla povertà, lo abbiamo inventato noi con il Reddito di inclusione, poi abbiamo avuto poco coraggio. È l’equivalente funzionale del lavoro, è importante, vogliamo metterci le mani per aggiustarlo anche con più risorse“, racconta Zingaretti, ma “non sostituisce il grande tema delle politiche del lavoro“. Ci sono i temi dei diritti negati che sembrano avvolti da un sacro pudore e fra tutti le questioni legate all’accoglienza dei migranti. E soprattutto sulla mancata modifica dei decreti sicurezza che occorre impegnarsi per non cadere nelle ipocrisie montate dai peggiori sovranisti : “Io mi rifiuto di chiamare quei decreti ‘decreti sicurezza’, è solo propaganda. Ma è evidente che siamo figli di un compromesso che tutti abbiamo accettato il giorno del giuramento del governo. Ora dobbiamo capire dentro questa situazione come arrivare all’obiettivo più alto e ambizioso possibile”. E tutto si è svolto in rifugio severo, immenso, in quella abbazia di San Pastore, nella Valle Santa di Rieti, in quel grande complesso fondato nel XIII secolo dai monaci cistercensi, grandi esperti nelle bonifiche di aree palustri. Zingaretti ha ormai concluso il discorso finale, c’è da portare l’impegno in un Paese che aspetta mentre da stasera l’abbazia tornerà ad essere quello ch’è stata di recente, un luogo di Feste.
