LA TURCHIA PROPONE IL CONDONO SESSUALE

LA TURCHIA PROPONE IL CONDONO SESSUALE

Era il 2016 quando in Turchia venne avanzata una proposta di legge, da parte dell’AKP, il partito di Erdogan, relativa al perdono per la violenza sessuale sui minori. I presupposti di base erano due, la consensualità (ma trattandosi di violenza su minori si trattava di un ossimoro), e la volontà dello stupratore di rimediare al danno. La legittimazione della fujtina in salsa truce, per ribadire la distanza da quella Europa in cui, però, si vorrebbe entrare. Ovviamente all’epoca ci furono diverse reazioni negative da parte dell’opinione pubblica, non solo locale, e dure rimostranze degli attivisti per i diritti umani, soprattutto perché in quel modo si legittimava la violenza sessuale sulle spose bambine, una piaga ancora esistente in diverse parti del globo. L’APK replicò parlando di distorsioni, di un disegno di legge pensato per evitare conseguenze legali alle coppie con rapporti consenzienti e che vogliono il matrimonio prima di aver raggiunto la maggiore età. La chiosa finale poi, dell’allora Ministro della Giustizia, Bozdag, fu che i matrimoni in cui sono coinvolti minorenni in Turchia sono molti, ma che gli uomini interessati non sono stupratori violenti. Risposta che infiammò ancor di più gli animi di tutte quelle persone indignate, decenni di lotte per la civiltà, per l’educazione, anche sessuale, buttate alle ortiche. Sembra assurdo che qualcuno possa parlare di consensualità tra una minorenne, appena fuoriuscita dall’infanzia, ed un uomo adulto, specialmente relativamente al sesso, a qualcosa che dovrebbe essere un atto sentito, desiderato, non rubato, estorto con parole rivolte a chi non immagina neanche di cosa si stia parlando. Ma, fortunatamente, nel 2016, la proposta decadde, si perse tra il tentato colpo di stato e le varie crisi politiche. Però il tempo è passato, ed il paese della mezzaluna ha mostrato i suoi muscoli in campo internazionale, e le critiche estere si scrollano di dosso come pulci dal pelo di uno sciacallo, così è venuto il momento di riproporre il becero provvedimento. Proposta avanzata pochi giorni fa e mal digerita dalle deputate del Partito Repubblicano, degne eredi del fondatore del loro partito, quel Mustafà Kemal Ataturk che voleva modernizzare il paese, tirandolo fuori dalle paludi religiose che impedivano di crescere e pensare al futuro. Le deputate hanno protestato battendo i palmi sugli scranni, indignate per questo condono sessuale proposto dal governo, e poi si sono alzate, intonando l’inno del collettivo cileno Las Tesis, dedicato a tutte le donne vittime di violenza, dove si ribadisce che la colpa dello stupro è solamente di chi lo commette, senza giustificazioni, senza arrampicate sugli specchi e sulle gonne corte o le movenze sinuose. E quelle deputate di Ankara sono state imitate ad Istanbul, dove si sono radunate moltissime persone, in prevalenza donne, per cantare quell’inno, per scandire quelle parole: lo stupratore sei tu. Non sarà una lotta facile, il presidente turco non cede facilmente, neanche sotto la pressione dell’opinione pubblica internazionale, e forse l’unico modo per farlo desistere sarebbe uno sciopero turistico e finanziario, una sorta di embargo morale, per lasciare davvero solo colui che si sente l’uomo solo al comando. Purtroppo alcuni uomini gioiranno per questa proposta, pensata apposta per chi non è grado di relazionarsi da pari con il genere femminile, ma queste persone non si rendono conto che non si tratta di garantire la loro libertà, bensì di limitare la libertà altrui, la libertà di dire no, la libertà di rifiutarsi, la libertà di ottenere giustizia. Oggi tocca alle spose bambine, domani agli omosessuali, poi forse ai ragazzi dei centri sociali, agli scrittori, ai giornalisti. Ci ricorda qualcosa? La libertà non ha mezze misure, così come non ne ha la dittatura.