È TEMPO DI TRASPARENZE, È TEMPO DI VERITÀ
C’è da esprimere una profonda, vicinanza alla Chiesa di Prato, colpita ed offesa da questa vicenda che ci riporta alla dura battaglia che lo stesso Santo Padre sta combattendo per contrastare quanti usano la Fede, le Sacre Scritture il Vangelo per farne occasione di male, di prevaricazione verso i più deboli ed i più indifesi.E la vicinanza è ancora più forte nei confronti di Giovanni Nerbini, il vescovo, il nostro vescovo che si è trovato di fronte ad una situazione di una violenza inaudita.I fatti non colpiscono la solo la Chiesa di Prato, coinvolgono pesantemente anche altre realtà, altre Diocesi.Lo dimostra il fatto che nei giorni scorsi la squadra mobile aveva eseguito anche perquisizioni nei confronti delle persone indagate nelle due sedi della comunità oltre a Prato.E cioè a Calomini, in provincia di Lucca dove si sarebbero consumate le violenze ed a Aulla in provincia di Massa. Ma è a Prato che la Chiesa si sente maggiormente colpita, qui il Pastore della Chiesa pratese non evita di esprimere il dolore per una storia ancora dai contorni da definire ma al tempo stesso denuncia il massimo impegno, totale fiducia negli organi inquirenti e della Magistratura che hanno già in corso le indagini.La stessa Chiesa di Roma, raggiunta delle denunce, dalla mancanza di trasparenza, informata dei vergognosi accadimenti anche se poi le motivazioni ufficiali dicono altro, lo scorso dicembre, aveva preso una decisione che aveva stupito più di uno dichiarando soppressa la comunità “Discepoli dell’Annunciazione”.Pesantissime le accuse per nove religiosi di questa comunità, su tutti peserebbero le indagini per delle violenze sessuali nei confronti di due minori, due fratelli che erano stati affidati dalla loro famiglia alla custodia della comunità.Sotto accusa ci sono 5 sacerdoti, un frate e 3 religiosi. Tra questi spicca la figura del fondatore della comunità, don Giglio Gilioli, 73 anni, sacerdote veronese trasferitosi a Prato da oltre dieci anni.Pare che i fatti siano emersi lo scorso giugno, quando il precedente vescovo di Prato, Agostinelli aveva ricevuto una denuncia da parte di un giovane il quale avrebbe raccontato di quello che sarebbe stato vittima diversi anni prima quando ancora era minorenne.Il giovane, seguito dai servizi sociali per questioni apparentemente diverse, avrebbe raccontato di aver subìto abusi sessuali insieme ad altre vessazioni all’interno della comunità.L’allora vescovo Agostinelli aveva dato comunicazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale nel settembre dello scorso anno aveva disposto la celebrazione.Intanto Monsignor Nerbini subentrato nel frattempo ad Agostinelli compreso la gravità della vicenda aveva accelerato le procedure provvedendo immediatamente all’apertura del procedimento – tuttora in corso – secondo le norme del diritto canonico. Senza attenderne le conclusioni, il vescovo Nerbini, lo scorso dicembre, di spontanea volontà si era recato presso la Procura della Repubblica di Prato. La Diocesi aveva dato notizia della soppressione, voluta dalla Santa Sede, dell’associazione di fedeli “Discepoli dell’Annunciazione”: questo provvedimento, assunto dalla Congregazione vaticana per la vita religiosa prima e indipendentemente dell’avvio del procedimento penale canonico e delle indagini da parte della Procura pratese, era stato motivato con ” gravi mancanze riguardanti il carisma e lo svolgimento della vita religiosa all’interno della comunità, oltre che dal venir meno degli aderenti”. In queste ore che poi hanno visto ufficializzare la notizia di quanto altro questa Comunità avrebbe celato, ecco le parole espresse dalla Diocesi, dalla Chiesa pratese: “Le ipotesi di reato sono gravissime e addolorano l’intera comunità diocesana pratese”. “ Vorrei sperare che gli addebiti mossi non risultino veri, ma voglio chiaramente dire – ha dichiarato Monsignor Nerbini , in conferenza stampa- che il primo interesse che la Chiesa di Prato ha è quello della ricerca della verità. Per questo auspico che la magistratura, nell’interesse di tutti, possa portare quanto prima a termine le indagini”. A tutela soprattutto delle vittime, a tutela della Chiesa e degli stessi accusati che si trovano in un complessa situazione che li ha fatti precipitare di una condanna che adesso sembra senza appello ma che la Giustizia deve naturalmente valutare in modo attento Resta l’amarezza verso una Comunità, chiusa, isolata, minata nelle sue fondamenta, lontana dalla realtà che probabilmente aveva perso il suo senso di essere viste anche le conclusioni che avevano portato a scioglierla lo scorso fine anno.
