FITCH RATINGS: SALVATI DALL’INSTABILITA’
Avventurarsi in analisi economiche di questi tempi è un lavoraccio per chiunque, ma il fatto che Fitch Ratings non ci abbia ulteriormente declassato una riflessione la impone. Mentre tutta Europa è investita da un preoccupante rallentamento siamo ultimi come crescita, ogni giorno aziende chiudono o emigrano, gli investitori internazionali ci evitano, produzione e consumi si restringono, il debito pubblico continua a lievitare, lo spread oscilla su livelli allarmanti e la manovra finanziaria non è certo di quelle che piacciono agli alfieri dell’iper-liberismo americano quali sono le agenzie di rating. Eppure Fitch ci ha graziati, e lo ha fatto gettando sull’altro piatto della bilancia una previsione che di solito costituisce un ulteriore elemento di preoccupazione nel mondo finanziario sempre avido di stabilità politica: la loro convinzione che questo governo cadrà prima della fine dell’anno. Cosa verrà dopo non lo sappiamo. Visto che il seppur annacquato centro-sinistra continua a baloccarsi in una demenziale sfida ai “quattro cantoni” potrebbe essere soltanto una coalizione di destra scelta dagli elettori oppure un nuovo governo tecnico imposto dall’Europa. Comunque andrà questa surreale stagione di colpevole impreparazione e infingarda propaganda avrà condotto la parte più debole del Paese verso nuovi anni di “lacrime e sangue”. Altro che sospiro di sollievo, c’è da mettersi le mani nei capelli.
