CHATTARSI UN PO’

Chattarsi un po’, è come bere. Più facile che messaggiare. Basta connettersi. Chissà, forse ora il grande Lucio Battisti la canterebbe così questa immortale canzone, e non avrebbe torto, perché sempre più persone stanno apprezzando il flirt online. A prescindere dai siti e dalle applicazioni dedicate all’incontro, specificatamente ideate per favorire gli approcci, la gente sta sviluppando sempre di più il piacere della conoscenza casuale online. Sembrano passati mille anni da quando esplose il fenomeno “Second life”, quel mondo virtuale dove ognuno poteva essere chi aveva sempre sognato, modificando nome, aspetto, financo genere sessuale. Un mondo ideale, ma pur sempre fittizio, ed alla fine si è avvertito il bisogno di qualcosa di più vero, autentico. Ed ecco che i social network, uno in particolare, hanno azzerato la distanza, i contatti globali sono diventati locali, a seconda di dove si trovi il telefono cellulare oppure il computer. Conoscenza, contatto, ecco la chiave per interpretare questa nuova realtà, anche se spesso i profili falsi traggono in inganno e frantumano i sogni sulle richieste di denaro o con i ricatti. Ma fa nulla, l’importante è chattare, scambiarsi opinioni ed impressioni, essere se stessi, o quasi, diciamo essere e basta, e chiudiamola qui. Però spesso sbocciano amori, magari tra persone che si frequentano già, ma che per timidezza, pudore o mancanza di occasioni, non riescono a dirsi ed a darsi ciò che sentono. Chattarsi un po’, è un po’ fiorire, aiuta sai a non morire. Ed è vero, aiuta a non morire dentro, anche se poi, capita anche questo, magari muoiono gli amori che si hanno accanto, perché a distanza è facile, dietro uno schermo è facile, centellinandosi è facile. Il corteggiamento virtuale non necessita di molte attenzioni, un buongiorno con l’emoticon di una tazzina di caffè, commenti sui post, e lentamente inizia il contatto da una parte ed il distacco dall’altra. Chattarsi un po’, indivisibili, vicini, ma irraggiungibili. Anche in queste frasi la premiata ditta Battisti & Mogol ha quasi previsto il futuro, che poi è l’attualità socialmente rilevante, quella lontananza che, anche se diviene vicinanza, risentirà sempre della mancata conoscenza dell’interezza emozionale e psicologica dell’altro. Certo, per alcuni individui non sarà un requisito fondamentale, anzi, limitarsi alla superficie aiuta a non perdersi, a non disperdersi, a non farsi male, oppure a non soffrire quando ci si distacca. Io chatto tu chatti egli sogna, un nuovo paradigma che durerà fino alla nuova scoperta tecnologica, fino alla prossima applicazione, e così come ormai sono rimasti in pochi a scrivere lettere d’amore usando carta e penna, domani saranno i sopravvissuti dei social a chattare, ricordando i bei tempi in cui si poteva incontrare il proprio profilo ideale. Se son giga aumenteranno, altrimenti via verso nuove e mirabolanti avventure, correndo il rischio di scontrarsi con l’amara realtà data dalle risposte più varie, non ultima quella che cita la vastità di ciò che gliene frega a chi riceve il messaggio. Ma chattarsi un po’ val bene un rifiuto, un silenzio, perché se va bene si può girare il mondo attraverso le parole di chi sta dall’altra parte dello schermo, i “ti porterei” oppure “andremmo”, che restano parole, ma se si salva il messaggio almeno rileggendole faranno meno male. Chattarsi un po’, manifestandosi, si può eludere, la solitudine, ma una volta spento lo schermo, quella resta, fino al prossimo avvio.