LA BELLA ÈPOQUE È FINITA E NON TORNERÀ. CHE VI PIACCIA O NO
Oppure chiamatela l’epoca delle vacche grasse, in cui, se ricordate la favola di Esopo (peccato che ai giovani le favole non vengano raccontate più e nemmeno le storie e la Storia, hanno lo smartphone a propinargli gossip e attualità e gli basta), in troppi sono vissuti come cicale, consumando e sprecando, in pochi come formiche, così adesso che arriva l’inverno (e sarà lungo e duro) non ci sono riserve. E già le cicale vorrebbero che fosse condiviso quello che hanno messo da parte le formiche: spero che le formiche si ribellino, non è il momento della generosità, è il momento del rigore, chi ha sbagliato deve pagare.Sarebbe bello se invece potesse essere il momento della solidarietà: ma la solidarietà è morta e sepolta, annientata da trent’anni di edonismo spacciato dalle televisioni berlusconiane e poi, per stargli al passo, dalla Rai; di distruzione sistematica dell’educazione (intesa come apprendimento scolastico e come buone maniere); di permissivismo e illegalità diffusa, trasvestite da buonismo e umanità; soprattutto di individualismo all’americana, ognun per sé, senza valori condivisi, senza principi etici, preoccupati solo del proprio immediato presente. Inutile illudersi: pietà l’è morta.Gli esempi da portare sarebbero moltissimi; chissà perché m’è venuto in mente l’obbligo della polizia stradale di avvisare gli automobilisti che qualche centinaio di metri più avanti c’è un autovelox, altrimenti gli stronzi che se ne fregano delle regole fanno ricorso al TAR e vincono la causa. Mi pare il ritratto perfetto della catastrofe culturale e morale dell’Italia. Se a voi non pare e credete che lo Stato sia cattivo e il cittadino debba poter fare quello che gli pare, toglietevi dai coglioni: nei prossimi mesi ci sarà la resa dei conti e siamo sui lati opposti della barricata. Probabilmente siete fra quelli che pensano che mafiosi e camorristi vadano scarcerati come chiedono I radicali perché, poverini, hanno paura del coronavirus. Mentre io penso che con la scusa dell’emergenza si dovrebbe sbattere in galera chi avrebbe dovuto esserci da anni.Perché ormai siamo in un’emergenza. Con un minimo di previdenza non ci saremmo, malgrado l’epidemia; avremmo ospedali adeguati, sovradimensionati per i tempi tranquilli e dunque in grado di assorbire una crisi sanitaria; avremmo cittadini più disciplinati, sia perché coscienti dei loro doveri e non solo dei loro diritti, sia perché più uniti, sia perché timorosi della legge (la certezza della pena). Peccato, sarebbe bastata un po’ più di vigilanza; sarebbe bastato bastonare le cicale.Adesso non resta che proclamarlo, lo stato d’assedio, e in pochi mesi provare a rimediare a trent’anni di liberismo e di licenza. Spero lo faccia Conte, immediatamente, prima che invocandolo vadano al potere Salvini e Meloni, due opportunisti e liberisti che accelererebbero la svendita del paese ai privati e alle multinazionali.
