LE PARTITE IVA E IL VIRUS
Sono un avvocato. Una delle migliaia di Partita Iva della Nazione. Ogni anno scadenze, pagamenti, contributi. E per chi non è letteralmente un “Principe del Foro”, nel senso fiabesco del termine, è un vero e proprio salasso.Parlo, pertanto, di ciò che conosco, sapendo che mi è difficile persino ammalarmi perché non posso permettermi il lusso di stare a casa.Ovviamente nella mia stessa situazione le partite iva in generale, indicate normalmente, nell’immaginario collettivo, come evasori per antonomasia, ma motore del Paese nella realtà. Il Coronavirus ha stabilito giustamente delle priorità. Responsabilmente i tribunali, parlo sempre del mio caso, sono stati inibiti alla frequentazione. Sospese le udienze fino al 23 marzo con possibilità di proroga lasciata alla discrezionalità del Presidente secondo l’espansione del contagio nelle diverse zone.Si ritiene, tuttavia, che almeno fino al 3 aprile tutto sarà bloccato. Niente udienze. Anche attività di studio è stata ridotta per non esporre nessun cliente al rischio di contagio, stante, altresì, il divieto categorico di uscire di casa, ammorbidito solo per comprovate esigenze lavorative o di salute.Quindi, la sottoscritta, solo per casi urgenti operativa, ha iniziato un periodo di fermo diciamo così “amministrativo in casa”. Avete capito bene. Il popolo delle Partite Iva sa bene cosa voglia dire quella parola e che anatema essa sia. Fermare un’attività, una professione, vuol dire menomarne la capacità reddituale, e, conseguentemente, vuol dire, pregiudicare, con effetto domino, tutti i pagamenti e le tassazioni connesse a quella attività stessa.Era sacrosanto fermarsi. Per arginare il diffondersi dell’epidemia, occorre davvero impedire i contatti.“Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital, ha detto : «Uno dei “quattro canali” su cui si sta indirizzando il governo per aiutare famiglie e imprese è quello della liquidità, che va garantita, e questo lo si fa con la sospensione dei pagamenti, di mutui, bollette, tributi. Dobbiamo ragionare su tutto il territorio nazionale” (cfr. Ansa)La mia Cassa di Previdenza, quella degli Avvocati, e molto probabilmente anche le altre, sulla scorta delle posizioni governative, ha previsto la sospensione del pagamento dei contributi che potranno essere pagati con decorrenza settembre 2020. Il Governo e la Cassa discutono di “sospendere”.La parola latina suspĕndĕre è composta da sub «sotto» e pendĕre «tenere appeso». Si comprende, quindi, come in realtà si tratta di una mera “interruzione” finita la quale si riespande il debito in tutta la sua portata.La comunicazione è di impatto. Ma sostanzialmente inutile!Che senso ha sospendere e rinviare semplicemente il salasso, magari sommandolo ad altre tassazioni che, nel frattempo vanno a scadere? Quale l’agevolazione per soggetti prostrati da una crisi esogena, non voluta, non cercata, cui, inevitabilmente, si è dovuto rispondere con una contrazione del lavoro?Più logico, più giusto, più coerente con lo slancio solidaristico prevedere una riduzione proporzionale al periodo di difficoltà rapportato alla dichiarazione dei redditi degli anni precedenti per evitare furbate, una rateizzazione indolore spalmata su un periodo più lungo che non vada a pregiudicare il pagamento delle tasse e contributi successivo alla crisi. Di belle parole non si vive. E sappiamo tutti che uccide di più una economia che strozza, che un virus che sta facendo solo ciò per cui è nato e per sconfiggere il quale, responsabilmente, ci siamo fermati.
