INTANTO IO VIVO

Vietato toccarsi nel salutarsi, vietato baciarsi, darsi la mano, vietato abbracciarsi e vietato anche stare in gruppi di persone. Vietato tuttoper timore di contagi, di pandemie, vietato vivere la socialità, e per fortuna che ci sono i social network per garantire un minimo di interattività, di contatto, anche se si tratta di condivisioni di frasi e di foto, poca comunicazione, che oltretutto già scarseggiava. Hanno torto a vietare? Hanno ragione nel predisporre queste misure? E per chi valgono poi? Non prendiamo più i mezzi pubblici, tutti rinchiusi nelle nostre autovetture, ma aumenterà l’inquinamento ed allora saranno vietati i veicoli privati ma siccome sono vietati anche i contatti a meno di un metro di distanza si andrà al lavoro a piedi, ed aumenteranno gli infarti, o perlomeno i crampi. Tra chi parla di psicosi e chi invece lamenta prevenzione ridotta ai minimi termini c’è che piange per la mancanza di lavoro, gli albergatori e tutto l’indotto del turismo, dalle lavanderie ai ristoranti, per non parlare dei tassinari, che comunque piangono lo stesso quando prendono a bordo un cliente cinese oppure milanese oppure uno che tossisce, che se prendono un cinese con dialetto lombardo che tossisce è finita. Piangono anche gli agenti della Polizia Locale, costretti al contatto per forza di cose, perché come fai a tenere le persone ad un metro di distanza quando rilevi un incidente oppure elevi una contravvenzione oppure ti chiedono una informazione? E piangono gli agenti delle forze dell’ordine, perché non è che si può arrestare qualcuno e tenerlo alla catena, e se quello reagisce che fai, lo prendi a frustate oppure a badilate per garantire la distanza di sicurezza? Senza dubbio piangono i porno attori, che per quanto dotati si scontreranno con la dura realtà, magari si specializzeranno in sesso virtuale, in show trasmessi via web cam per gli amanti del genere vedo ed immagino e faccio da solo, anche se quegli amatori dovranno fare scorte di amuchina per evitare comunque possibili infezioni. Tra chi ironizza sul nuovo virus e chi lancia grida allarmate ci sono in mezzo quelli che, comunque, vivono.Vivono perché non possono fare a meno dello stipendio, perché non possono non avere contatti con i familiari, magari anziani, magari costretti in un letto di ospedale. Vivono perché devono fare la spesa, perché respirano, perché puoi prestare attenzione ad ogni gesto che fai ma non si può prestare attenzione a tutto, e quei soldi che escono dalla tasca, quel cucchiaino al bar e quel giornale che si compra (ma effettivamente ormai i giornali li comprano in pochi), passano di mano in mano troppo velocemente, e quindi sarà inevitabile correre qualche rischio. Ed anche io vivo, cercando di limitare i danni ma senza ingannarmi, sapendo che comunque le persone mi sfiorano anche per strada, e che la maniglia del mio portone è toccata da tanti, che non uso quasi mai i guanti monouso quando prendo i mezzi pubblici e che quando pago non uso le pinzette per prendere i soldi, così come non afferro gli scontrini con le tenaglie allungabili. Intanto vivo, sopravvivo al nuovo allarme, evitando di salutare col braccio teso o col pugno chiuso, finchè qualcuno non ci dirà di salutare facendo l’occhiolino, sperando che dall’altra parte non parta un ceffone.