SALVINI SANTO ANCHE IN SARDEGNA. RINGRAZIA I 5 STELLE E CHI NON VOTA

SALVINI SANTO ANCHE IN SARDEGNA. RINGRAZIA I 5 STELLE E CHI NON VOTA

Lo spoglio in Sardegna è andato a rilento.Ma sarebbe cambiato qualcosa se si fosse accelerato il ritmo? Il dado è ormai tratto, il Rubicone che conduce a destra, regione dopo regione, è stato attraversato. Nessun confine, nessun baluardo neppure ideologico a frapporsi. Uno iato profondissimo fra analisti, esperti politologi da una parte e il popolo dall’altra che sceglie in maniera diametralmente opposta alle opinioni divulgate dai media, quasi in versione bastian contrario. Pare aver tenuto in termini di suffragi il centro sinistra per meriti personali di Zedda più che per una inversione di rotta trovandoci ancora dinanzi ad un nulla in contenuti, in idee, in programmi, in unioni di intenti. Bene ha fatto Zedda a non volere nessun big del PD ad affiancarlo. Qualsiasi risultato sarà farina del suo sacco. Pacatamente il bibliotecario prestato al savonarolismo del Movimento 5 Stelle torna ai suoi libri. Sconta gli errori gravi commessi dai soloni del democratismo che hanno bruciato letteralmente un consenso crescente nato giornalmente e conquistato a colpi di dichiarazioni di intenti quali ” onestà, giustizia, libertà, democrazia” ,sacrificati sull’ altare del potere appena varcata la soglia del Palazzo. La gente si divide in due categoria, in Sardegna così come in Abruzzo o nell’assemblea condominiale. O il voto esasperato ed esasperante o l’astensionismo perché fra i due apici esiste il nulla, esiste il pressapochismo privo di spina dorsale. La sinistra non sinistra e un movimento che nel suo originario punto di forza, il trasversalismo, ha trovato proprio il suo tallone di Achille, complice la scarsa lungimiranza dei suoi pseudo leader che, accecati dalle luci della ribalta, non hanno colto i segnali inequivocabili di una Lega “volpe fagocita_ voti.” Salvini Santo subito! L’abito talare ancora non ha indossato, per il resto ha sfoggiato ogni divisa, travestendo il suo essere alla bisogna. Miopi sin da quando i vincitori dell’agone elettorale del marzo 2018hanno sottoscritto un contratto di governo, accontentando il leghista con l’assegnazione del Ministero dell’Interno. Mai mossa fu più suicida politicamente di questa: cedere al ricatto di un diciassette per cento che anche se gli avessero dato il ministero di vattelapesca avrebbe accettato ugualmente ben consapevole del miracolo che gli si stava materializzando davanti. Invece gli venne offerto il ministero che più di tutti avrebbe garantito il successo di politiche populistiche e propagandistiche a buon mercato, senza colpo ferire, dicendo solo agli italiani stremati che la colpa della loro crisi perdurante era ascrivibile all’immigrazione incontrollata. Un gioco da ragazzi. Solo cervelloni rinvenuti sulla piattaforma Rousseau di qualche lontana galassia hanno potuto suggerire una scelta così pazzesca. Salvini ha soltanto annusato l’aria, ne ha percepito l’olezzo della ingenuità fideista che si trasforma in arrogante cecità politica e ne ha cavalcato le velleità e le debolezze, sfruttando le armi di abile trasformista di cui è detentore. Già l’eliminazione della geolocalizzazione politica ” Nord” dal simbolo del suo partito avrebbe dovuto far presagire agli attuali alleati di governo le mosse successive dello scaltro condottiero. Invece gli si è consentito di dirigere l’orchestra in un crescendo rossiniano.1) decreto sicurezza, con la ruspa sui diritti umani? Fatto.2) decreto Pillon con il ritorno al Medioevo in materia di separazione e divorzio? Quasi in dirittura d’arrivo.3) Reintroduzione del reato di occupazione di suolo nel caso di manifestazioni e proteste? Fatto.4) legittima difesa e uso delle armi? Quasi fatto. Il Ministro dell’Interno che diventa ministro dell’economia, dell’agricoltura, delle finanze, dell’istruzione, della difesa, degli esteri entrando nella porta girevole del trasformismo e uscendone secondo la necessità del momento. Secondo le circostanze, infatti, l’ uomo dotato del dono dell’ubiquita’ si manifesta in ogni dove, investito dallo spirito parla tutti gli idiomi italiani e, quel che è più, viene compreso ad ogni latitudine. Non c’è punto cardinale del bel paese che non osanni il ministro salvifico. Non vi è dilemma che lui non sciolga. Non vi è impossibile che lui non renda plausibile. Come una condanna, passata in giudicato per tentato omicidio che, miracolosamente, diviene nell’immaginario, grazie alla forza ipnotica del ministro, legittima difesa. Così si stravolge il diritto penale, le istituzioni, la divisione dei poteri perché la grazia diviene appannaggio del ministro dell’interno e non più del Presidente della Repubblica su proposta del ministro della giustizia, le sentenze divengono oggetto di discussione mediatica. Poliziotto coi poliziotti, vigile del fuoco coi vigili, pastore coi pastori. In mezzo alla gente, fra la gente. A parlare la loro lingua e chi se ne frega se è un adattamento al copione del momento! Mentre la Sinistra ad ogni curva perde un pezzo che prosegue da solo, non parla più la lingua del popolo, dei lavoratori, mentre il Movimento Cinque Stelle snatura se stesso piegandosi alla convenienza che annacqua i suoi principi, i suoi valori, la sua stessa genesi e ragione di esistere, Salvini è rimasto se stesso, fa Salvini! Questo lo ha innalzato agli onori degli altari e fa da traino a figure politiche ormai avviate verso l’oblio dei sensi e della rappresentatività e a comparse prive di reale voce in capitolo. E mentre in Sardegna dicono di avere vinto tutti, nel gioco antico delle tre carte al tavolino dell’imbonitore, un unico perdente: un popolo… Un popolo che non sa più che santi votare. Anzi sì, lo ha trovato, dice di avere la ricetta per salvare l’Italia tutta, da Nord a Sud. Ma questa, in fondo, è la prova madre per la canonizzazione.