SANITA’ PUBBLICA E PRIVATA

A lato delle mille discussioni sull’epidemia, si è inevitabilmente acceso il dibattito sulla sanità pubblica e privata. La destra liberista nelle sue varie declinazioni alla parola “pubblico” viene assalita da una frenesia distruttiva simile a quella dei poveri torelli di San Firmin, e come loro corre inconsapevolmente verso quella plaza de toros dove li attende una brutta fine. Follìa, non mette conto parlarne. Parlo invece dell’area progressista moderna, quella che più o meno“obtorto collo”accetta l’esistenza del libero mercato anche in campo sanitario e che anche nella sua parte più orientata al sociale e ispirata dai principi di uguaglianza non va oltre l’opposizione agli aiuti di stato a favore di chi abbia deciso di fare impresa producendo e vendendo salute. Io la penso diversamente. Io credo che la salute non sia e non possa mai essere in alcun caso considerata come un prodotto o un servizio da vendere al miglior offerente. Se è vero come è vero che anche in paesi comunisti come la Cina o il Vietnam la sanità privata esiste, è altrettanto vero che l’acquisto di medicinali, macchinari e altri presidi sanitari può avvenire soltanto rivolgendosi allo Stato che centralizza la distribuzione. E’ così che i prezzi vengono dimezzati o anche ridotti ad un terzo come nel caso degli antiretrovirali in Sud Africa. Rimane comunque il problema dell’assorbimento da parte delle cliniche private del personale sanitario o peggio ancora della sua libera circolazione tra cliniche private e ospedali pubblici che nel migliore dei casi sottrae risorse umane agli ospedali, nel peggiore crea una commistione di interessi quasi sempre alla base di qualsiasi disfunzione nell’erogazione dei servizi sanitari. E’ per questo che da quella zeccarossa che sono nonostante le apparenze dico senza remore: “Hai i quattrini e vuoi cure migliori degli altri? Benissimo, vattele a cercare da un’altra parte!”