IL PROFITTO NEL CUORE DI BRESCIA

IL PROFITTO NEL CUORE DI BRESCIA

IL presidente Trump può esser ben contento perché passati pochi giorni dal grande allarme può cominciare fin da subito a verificare il grado di contagio in America. Lo farà grazie a mezzo milione di tamponi per il coronavirus acquistati proprio da una azienda che ha la sua sede nel luogo più devastato da Covid 19, Brescia. Sembra una eresia, sembra una fake ed invece anche questa è una storia vera. Come era stato vero il tentativo da parte di Trump di acquistare in esclusiva i primi prototipi di un medicinale antivirus prodotti da una azienda tedesca. Un colpo andato male perché la Germania accortasi della furbata si era messa di traverso. Con noi per Trump è andata meglio. È così l’America di Trumpha festeggiato per l’arrivo di un carico di tamponi, appunto mezzo milione di pezzi. Una quantità impressionante: nel nostro Paese dall’inizio dell’epidemia ne sono stati fatti, utilizzati, poco più di 100 mila. E niente e nessuno sembrava saperlo. Proprio da noi, proprio in Italia c’era una colossale riserva di test diagnostici, tutto disponibili a pochi minuti di distanza dall’epicentro delle devastazioni del Covid-19. L’annuncio della spedizione transatlantica è stato fatto su Istagram, assieme alla foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell’Air Force colma di contenitori con i kit. Poi improvvisamente il post sarebbe stato rimosso. Secondo molti media, fra i quali Repubblica ed il Fatto, la notizia ha trovato conferma ufficiale nelle parole del portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman. “Ci sono elementi multipli per fare il test – ha spiegato il generale Paul Friedrichs, del comando medico centrale – I primi sono i tamponi che servono a raccogliere i campioni dalle persone, poi c’è il liquido dove svilupparli. Questo è ciò che abbiamo portato dall’Italia”. Il mezzo milione di tamponi sarebbe stato prodotto proprio in Italia, da un’azienda di Brescia, la Copan Diagnostics. A confermarlo per prima la Repubblica all’ambasciatore Lewis Einsenberg: “Siamo lieti che l’azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del Covid-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all’estero. Il settore privato italiano contribuisce a salvare vite nel mondo. Mi congratulo per questo sforzo”. E poi avrebbe precisato: “Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l’Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione”. Affari solo affari, dunque, nessun complotto internazionale nel giorno in cui i pazienti morti nel nostro Paese hanno superato quelli in Cina. I tamponi erano pronti a Brescia, nel cuore dell’epidemia, dove medici e infermieri lottano per bloccare il morbo prima che travolga Milano, dove ogni giorno migliaia di persone rischiano il contagio. Ma il profitto ha avuto la meglio, come la storia del mondo ci insegna. La Copan Diagnostics, da quanto è stato diffuso da Repubblica, avrebbe replicato alle prime accuse affermando che “tutto è avvenuto alla luce del sole. Non dovevamo avvertire le autorità italiane: sono prodotti in libera vendita. E noi siamo un’azienda leader che esporta in tutto il mondo. Non c’è carenza di tamponi: nelle scorse settimane in Italia ne abbiamo venduti più di un milione e possiamo soddisfare tutte le richieste. Il problema non sono i kit, ma i laboratori per analizzarli”. E poi avrebbe precisato: “Quello stock non è stato acquistato dal governo statunitense, ma da società private e distributori americani. Lo hanno trasportato con un volo militare soltanto perché non c’erano aerei commerciali disponibili”. La speranza che emerge è che davvero i tamponi non servano perché anche se uno solo dovesse esser venuto a mancare sarebbe davvero la vittoria degli egoismi delle indifferenze. Tutto chiaro e lineare dunque o forse ci siamo persi qualche cosa mentre nel nostro Paese tutti richiamano al senso di responsabilità.