IPOCRISIA CRISTIANA E CRISTIANA IDEOLOGIA
È l’ipocrita ch’è in noi il rischio più grande. È il non riconoscere in se stessi i limiti riconosciuti agli altri.È nel vedere e giudicare il male lieve in quanti ci sono vicini che poi perdiamo il senso del male grave ch’è in noi.Ad aiutarci, in questi giorni, sarà capitato a più di uno di tornare a leggere la pagina dal Vangelo secondo Luca (6,39-45), che recita contro le ipocrisie di quegli uomini che tendono per natura o convinzioni alla ipocrisia più grande, quella di non riconoscere i propri errori ed evidenziare in modo drammatico quelli degli altri.È la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato con rinnovata attenzione proprio in questa domenica:“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda»”.Ed il peccato più grande, trionfa, prende spazio.Conquista i cuori degli uomini, anche di quanti si impegnano per il bene, anche di quanti cadono nella trappola dell’autoreferenzialitáCosì la propria trave diventa il niente mentre la pagliuzza diventa peccato, colpa grave.Il tema dell’ipocrisia è stato ben raccolto nelle parole pronunciate da Papa Francesco un paio di anni addietro.In quella occasione il pontefice denuncio: “Un vero cristiano non può essere ipocrita e un ipocrita non è un vero cristiano»: contro la tentazione della «doppia faccia» Papa Francesco come abbiamo visto anche nel Vangelo di questa domenica 3 Marzo del 2019, usa un linguaggio diretto, senza equivoci.Ebbe a farlo nella messa celebrata a Santa Marta martedì 6 giugno del 2017, durante la quale prese un’altro brano del Vangelo questa volta di Marco (12, 13-17) nel quale «alcuni farisei ed erodiani» cercano cogliere in fallo Gesù. «Nel passo del Vangelo — fece notare Francesco — c’è una parola che Gesù usa tanto per qualificare i dottori della legge: “Ma egli conoscendo la loro ipocrisia”: “ipocriti” è la parola che più usa per qualificarli». Costoro, spiegò Francesco, sono «ipocriti perché fanno vedere una cosa ma ne pensano un’altra»: essi infatti, aggiunse alludendo all’etimologia greca della parola, «parlano, giudicano, ma da sotto è un’altra cosa». Nulla di più distante da Gesù: l’ipocrisia, infatti, «non è il linguaggio di Gesù. L’ipocrisia non è il linguaggio dei cristiani». È questo un dato assolutamente pacifico, indiscutibile. Ma se Gesù si preoccupa di mettere in evidenza questa caratteristica, è bene comprenderla a fondo e quindi far emergere «come procedono», come si comportano gli ipocriti. Innanzitutto, ricordò il Papa, «l’ipocrita sempre è un adulatore, o in tono maggiore o in tono minore, ma è un adulatore». Così, ad esempio, essi si rivolgono a Gesù dicendogli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione alcuna perché non guardi in faccia nessuno ma insegni la via di Dio secondo la verità». Utilizzano, cioè, «quella adulazione che ammorbidisce il cuore e ammorbidisce la vita». Quindi, gli «ipocriti sempre incominciano con l’adulazione. E poi fanno una domanda». Nelle tecniche dell’adulazione ci sono anche il «non dire una verità», l’«esagerare», il «far crescere la vanità». A tale riguardo il Pontefice ricordò di un prete — «conosciuto tanto tempo fa, non qui» — che, «poveretto, si beveva tutte le adulazioni che gli facevano, era la sua debolezza. E i compagni dicevano di lui che aveva imparato male la liturgia», perché non aveva compreso bene il vero senso dell’«incensazione» Quindi, seguitò il Papa, «l’adulazione incomincia così, ma con cattiva intenzione». Lo si capisce bene anche rileggendo il brano evangelico: i farisei, per mettere alla prova Gesù, «adulano perché lui creda questo e scivoli». È la tecnica dell’ipocrita: «ti fa vedere che ti vuole bene, sempre ti gonfia, per raggiungere il suo scopo». C’è poi, aggiunse Francesco, «un secondo aspetto» da sottolineare che si ritrova in «quello che fa Gesù». Di fronte al gesto dell’ipocrita che, con la sua «doppia faccia», fa una domanda giusta ma «con un’intenzione ingiusta» — chiedono: «È giusto pagare a Cesare, è giusto?» — Gesù «conoscendo la loro ipocrisia, dice chiaramente: “Perché volete mettermi alla prova, portatemi un denaro, voglio vederlo». Ecco il metodo di Gesù: sempre «agli ipocriti e agli ideologici risponde con la realtà. La realtà è così, tutto l’altro è o ipocrisia o ideologia».
