IL MOVIMENTO 5 STELLE HA FALLITO LA MISSIONE PER CUI SI ERA PROPOSTO
Alla fine anche chi continua ad appoggiare il nuovo partito converrà che la parte di nuovo di cui I#Grillinisono portatori è piuttosto esigua ed è riferibile in massima parte alle facce dei nuovi personaggi politici, ignoti ai più prima di affacciarsi alla politica nazionale grazie al#movimento. Rimane da capire se la motivazione che nel cuore di tantissimi sottendeva la sfida di presentare un nuovo simbolo alle politiche del 2013, fosse velleitaria ed illusoria in sé, o sia stata tradita da coloro, Grillo e Casaleggio per primi, che avevano evocato la#partecipazionepopolare, con la riserva di gestire come cosa propria la rappresentanza parlamentare dei 5 stelle. La domanda non è peregrina.In essa se ne nasconde un’altra: riprovarci è inutile? Che esito può avere il tentativo di costituire un’organizzazione che unisca ad ispirazioni politiche nette, magari#socialistee#democratiche, la partecipazione – effettiva ed efficace – di cittadini che non si limitino al ruolo di diffusori della linea e di ricercatori di consenso, ma che ambiscano a veder contare le proprie opinioni nel dibattito interno all’organizzazione? In altre parole: dobbiamo rassegnarci a partiti a#piramideche abbiano nei vertici il centro decisionale, geloso della propria posizione e della propria funzione, o possiamo continuare a lavorare con fondate aspettative ad un’organizzazione a#retein cui il dibattito sia continuo e trasparente e si rifletta veramente nelle decisioni adottate? Il dibattito fondato sulla contrapposizione tra#populistie#competentiappare piuttosto stucchevole: se è vero che un buon ministro non si trova in qualunque autobus, è anche vero che la maggior parte dei politici attuali di tutti gli schieramenti sono stati selezionati per fedeltà al capopartito e non per le proprie conoscenze e abilità amministrative. L’abbandono della preferenza nel voto, se ha ferito il#clientelismo, ha ucciso la#rappresentanzae ha distrutto i meccanismi di selezione della classe dirigente. Il punto non è che la#politicadebba essere agita da “competenti”. L’obiettivo reale è fare politica con prudenza, coscienti della complessità della materia “res publica” delle differenze di interessi in atto e della difficoltà di comporli in modo efficace ed equilibrato. C’è quindi bisogno di più e, non di meno politica, ma di una politica più diffusa e realmente#democratica. Non si può risolvere efficacemente il problema solo con la partecipazione agli eventi elettorali. Ritengo che il PD finora non si sia mosso in modo sensibile nella direzione che auspico. E probabilmente non può farlo per motivi intrinseci. Contenti se con l’elezione di#Zingarettisi sarà posto un termine all’era#Renziana, ma non convince il tentativo dei#democraticidi rifarsi una verginità con le primarie, seguendo le stesse strade che li hanno portati alla pessima prova data nella XVII legislatura: cambiati gli attori più in vista, i ruoli sul palco sono rimasti gli stessi; le funzioni da affidare a protagonisti e comparse non sono mutate e gli attori che si propongono non danno alcuna garanzia di ravvedimento. La#speranza? Magari si. Non ha senso chiudersi e rigettare il conato di speranza di tanti cittadini#progressisti, che sono andati a votare domenica, per fermare la deriva di#destra. Ma senza un obiettivo a cui guardare, il meno peggio ci mette poco a diventare pessimo.Nessun leader illuminato può cavarci le castagne dal fuoco. Solo la partecipazione diffusa e perseverante può salvarci dalla cattiva gestione della macchina pubblica e della Società.
