DIVERSO PARERE. MIGRANTI: LA CASA GRATIS NON E’ UN DIRITTO

DIVERSO PARERE. MIGRANTI: LA CASA GRATIS  NON E’ UN DIRITTO

Parliamone dunque di questo diritto alla casa, che sta sollevando un vespaio dopo gli sgomberi di Roma. Parliamo di come si può garantire a rifugiati, rom, beneficiari di una qualche forma di protezione e migranti senza lavoro una casa gratis a vita, con utenze pagate dal comune o dagli sfortunati proprietari degli immobili occupati. Perché è questo che si deve fare. Non ci sono alternative. Altrimenti scattano le proteste, violente, la condanna pressoché unanime dei media, la vicenda diventa scandalo e il governo fa retromarcia. Il Viminale – quello che ha mosso i suoi poliziotti per sgombrare il palazzo di via Curtatone a Roma – l’ha appena detto:“Prima degli sgomberi ordinati dai giudici d’ora in poi sarà obbligatorio trovare sistemazioni alternative”. Ma sulla vicenda di Roma bisogna anche dire la verità, evidenziare i lati oscuri che sono molti. I circa 800 eritrei, etiopi e somali “sfrattati” sono telecomandati dai movimenti antagonisti per il diritto alla casa. Sono stati loro a convincerli a rifiutare le altre offerte abitative proposte. L’immobile vicino alla stazione Termini, sotto vincolo della Sovrintendenza, valore di mercato 80 milioni, era la storica sede di Federconsorzi e fu acquistato nel 2011 dal fondo immobiliare Omega, che vede fra i suoi azionisti il fondo pensioni del gruppo San Paolo di Torino, insomma i bancari pensionati. Con l’occupazione, iniziata quattro anni fa, la proprietà ha perso circa un milione di euro all’anno, fra spese per utenze e tasse. Il primo dicembre 2015, dopo un lungo iter giudiziario, il tribunale ne ha ordinato il sequestro per il reato di occupazione abusiva, mai eseguito fino a pochi giorni fa. Sotto il governo Renzi, il ministro dell’Interno Alfano si impegnò a risolvere con urgenza il problema. Non per fare un favore al fondo Omega, ma perché alcune utenze telefoniche del palazzo erano state individuate come appartenenti a presunti scafisti e alcuni eritrei colpiti da mandato di arresto del nucleo speciale della Guardia costiera erano stati rintracciati proprio in questo immobile. All’interno dell’edificio c’erano infiltrazioni criminali: in passato ci furono sette arresti per traffico di migranti e sette per traffico di stupefacenti. Poi il racket dell’occupazione: stanze affittate a 15 euro a notte ad eritrei di passaggio e “diritti di abitazione”venduti a 12.000 euro da chi se ne andava ad altri che subentravano. Insomma, una situazione di piena illegalità. E con molti confort, strani per gente che si dichiara indigente: oltre all’arredamento, tutti gli elettrodomestici necessari fino ai forni a micro onde e macchine per il caffè. Naturalmente grandi tv e parabole installate dagli abusivi sul tetto e smartphone da centinaia di euro. E poi quelle bombole di gas per la cucina gettate sugli agenti durante lo sgombero che, se esplodevano, facevano un macello. Donne incinte e bambini sono ancora lì, al primo piano. Qualcuno ha trovato ospitalità presso associazioni umanitarie e gli altri continueranno a protestare finché non avranno una nuova casa gratis. Contano sul Papa, sul Vaticano, ma sarà lo stato infine a provvedere. Questo stato che si vergogna di far applicare la legge. E che dovrebbe vergognarsi di se stesso invece, della corruzione e del malaffare impunito a tutti i livelli, dal piccolo al grande. Il diritto alla casa gratuita, dunque. Come si fa a garantirlo? Non lo concede nemmeno la chiesa perché le sue canoniche sono sì, alcune, aperte ai migranti, ma pagati dalla prefettura, come quella tanto solidale di Vicofaro, nel pistoiese. A Roma il sagrato della basilica Santi XII Apostoli, davanti alla prefettura, è da una quindicina di giorni l’accampamento di una sessantina di famiglie straniere sgomberate dall’ennesimo edificio occupato. Una favelas nel centro di Roma, a pochi passi da piazza Venezia. Dormono in tende, cucinano lì. Ma in chiesa no, non possono stare. Col silenzioso placet di papa Francesco e l’imbarazzo della curia, si trascina una situazione che con l’arrivo delle piogge e del freddo sarà insostenibile. E tutti si stracciano le vesti, parlano di diritti negati, di rifugiati abbandonati, di vergogna nazionale, che bisogna trovare una soluzione. Ma quale? Quando si passa dalle dichiarazioni di principio, fittissime in questi giorni, ai fatti, come possono diventare realtà questi diritti? Assicurata scuola e sanità pubblica, chi si fa carico poi di mantenere a vita persone che sostengono di non avere nemmeno cento euro per pagarsi un affitto? Il permesso di stare in Italia non è una garanzia di lavoro. E chi ha questo permesso deve per forza uscire dal sistema di accoglienza pagato dallo stato. No, non c’è soluzione, le chiacchiere stanno a zero. E’ tutta una grande ipocrisia e pochi hanno il coraggio di dire la verità: che è una follia far entrare centinaia di migliaia di persone ogni anno senza un piano economico, sapendo benissimo che andranno ad alimentare l’esercito dei disoccupati o dei semi occupati o degli assistiti. Poi ci sono le case occupate, gli accampamenti abusivi, lo sdegno nazionale e si va avanti. Prendendo tempo, fra un compromesso e un altro. E facendo arrabbiare sempre più gli italiani che la casa se la sudano e pagano tutto, fino all’ultimo centesimo. Pure troppo, massacrati come sono dalle tasse. Ma sempre più arrabbiati sono anche loro, i migranti titolari di protezione e non: “In altri paesi ti danno una mano, un lavoro, in Italia non c’è nulla”,dicono tanti ormai. Finalmente. Se ne sono accorti anche loro. Ma una cosa buona, da certi punti di vista, in Italia c’è: i fuorilegge vengono difesi. Sempre. Se al loro paese, quello da cui sono fuggiti perché cattivo e violento, avessero attaccato un poliziotto, sarebbero già in carcere. Da noi sono difesi e compatiti. Quindi, comunque, meglio l’Italia, no? Nella foto:a Roma il sagrato della basilica Santi XII Apostoli occupato da alcune decine di famiglie di clandestini