EMMANUEL MACRON CROLLA NEI SONDAGGI

Sono trascorsi poco più di quattro mesi dalla sua elezione e nell’arco del solo mese di agosto il “presidente jupiterien” vede crollare il suo “livello di gradimento” nell’opinione pubblica francese, come in seno ai partiti di destra, di centro e perfino di sinistra che hanno ampiamente contribuito alla sua ascensione alla più alta carica dello Stato. Di che far di Emmanuel Macron un presidente “minoritario”, giacché soltanto il 40% dei francesi si dichiarano soddisfatti del suo operato, mentre il 57% ne è assolutamente contrario e fra questi, il 20% è già in posizione di “rivolta”. Con la perdita di 10 punti di pareri favorevoli del mese di luglio, pertanto, in due mesi, Macron perde 24 % di “fan macronisti”. A titolo di paragone, Jacques Chirac aveva ceduto 20 punti fra maggio e agosto 1995.Perfino i suoi due ultimi predecessori, a quattro mesi dalla loro elezione riscuotevano un tasso di popolarità che, nel caso di Nicolas Sarkozy – nel 2007 – era al 69% ed in quello di François Hollande – nel 2012 – del 54%.Il malcontento generalizzato si aggiunge alla frustrazione che lambisce tutti gli strati della società francese e che, ovviamente, trascina in basso anche il primo ministro, Edouard Philippe e tutto il governo: – 9 % solo ad agosto.Evidentemente le misure a carattere sociale intraprese dal governo (in maggioranza composto da fuorusciti dai “Républicains”) ed in particolare quelle che riguardano l’aumento della “CSG” (Cotisation sociale généralisée) da un lato, e dalla diminuzione della “taxe d’habitation” (IMU) non sono state particolarmente gradite fra i più anziani. L’aumento della “CSG” (equivalente alla parte contributiva da parte dei pensionati) comporterà una diminuzione degli emolumenti pensionistici medio bassi e la diminuzione della “taxe d’habitation” (IMU) costituirà una grande perdita di introiti fiscali soprattutto per i piccoli Comuni.E, come se non bastasse, anche i più giovani – soprattutto precari e studenti fuori sede – si sono visti decurtare (di 5€ mensili) i già miserrimi contributi statali (allocations logements) previsti per aiutarli ad accedere agli alloggi sociali e/o universitari.Ma quel che più sorprende è la perdita di fiducia in Macron da parte sia di una larga fetta di Quadri-Dirigenti di piccole e medie imprese e perfino da parte di molti esponenti del mondo accademico ed intellettuale. Crolla anche fra i simpatizzanti del PS, degli Ecologisti , dei Centristi e addirittura dei “MoDem”, ossia del Movimento di François Bayrou il quale, con Gérard Collomb, è stato uno dei suoi più convinti sostenitori di campagna. Il “MoDem” è altresì parte integrante della maggioranza di Macron e tanto più questo “désavoeu” pesa come un macigno sulle spalle del presidente francese.Quel che preoccupa maggiormante è inoltre la “lettura” della sua politica che vede installarsi un profondo sentimento di ingiustizia, visto che con l’estrema flessibilità già messa in campo dalla legge “El Khomri/Macron”, con la cancellazione de facto dei contratti a tempo indeterminato (trasformati in “progetti di missione”); con l’ aumento dei contributi sociali a carico dei lavoratori, come dei pensionati e con la cancellazione delle rappresentanze sindacali di settore, il mondo del lavoro è stato letteralmente falcidiato.Mentre si trovava a Bucarest – in missione – Emmanuel Macron, di fronte alla comunità , ha perfino dichiarato che “La Francia non è un Paese riformabile. Ci hanno provato in molti senza mai riuscirci, perché i francesi detestano le riforme. Quando si può evitarle le si evita. Bisogna proporre di riformarsi per rispondere ad un numero o ad un obbligo? Il nostro Paese non è fatto così, ma trasformarsi in profondità per ritrovare il suo destino, per condurre l’Europa verso nuovi progetti, portare l’universalismo, è questo che conta ed è quello che fa sognare i francesi”.Una visione, la sua, che è stata contestata pubblicamente anche da François Hollande che ha dichiarato, in proposito: “non bisogna chiedere ai francesi inutili sacrifici”, sconfessando apertamente le tendenze assolutiste del suo “delfino” che finge di ignorare che perfino la disoccupazione è esponenzialmente cresciuta a luglio, portando a 3,78 milioni di disoccupati in Francia metropolitana e territori d’Oltre Mare compresi . Un tasso così alto non si era mai visto prima e nemmeno nel 2016.Il rientro dalle vacanze non promette bene, quindi, per il Presidente Macron, tanto più che i decreti attuativi che riguardano la riforma del diritto del lavoro dovranno essere presentati nel corso di una conferenza stampa prevista per il 31 agosto ed il mese di settembre potrebbe iniziare , anzi, trasformarsi in vere e proprie rivolte sociali. Diversi Sindacati, guidati dalla CGT hanno già preannunciato molte mobilitazioni su tutto il territorio a partire del 12 settembre. La “France Insoumise” di Jean-Luc Mélenchon ha già organizzato una grande manifestazione per il 23 settembre a Parigi, Place de la République ed intanto la Ministra del Lavoro, Muriel Pénicaud (ex super dirigente di Danone) prevede tuttavia di presentare il pacchetto di riforme in consiglio dei Ministri che si terrà il 20 settembre. Come a voler scongiurare lo stato di mobilitazione e di scioperi generali che agli occhi di molti analisti potrebbero fermare il governo riformista “patchwork” che sfilaccia per usura ancor prima di servire le volontà di “Jupiter” il quale, soltanto in spese di maquillage, in appena tre mesi, ha già sborsato dalla tasca dei contribuenti, la “modica” cifra di 26 000€, ossia oltre 8000€ mensili per mostrarsi in TV bello come una saponetta lucidata a base di “Eau de parfum”.