EXIT: IN GRAN BRETAGNA ADESSO FA PAURA

EXIT: IN GRAN BRETAGNA ADESSO FA PAURA

A luglio sapevamo su cosa Gran Bretagna e Unione europea concordavano e su quali non andavano affatto d’accordo. E lì siamo rimasti. Ed è la Gran Bretagna a presentarsi all’appuntamento con la Commissione con le idee confuse. Anzi, con una pila di carte che dovrebbero definire la linea strategica del Regno. Sette ‘position papers’ sul divorzio anglo-europeo. Oltre le dosi da cavallo di retorica per le masse euroscettiche -rileva il Sole24ore- si intravvede una ragionevole marcia indietro. Sette ‘papers’, documenti sui capitoli centrali del negoziato – dall’unione doganale, al tribolato confine fra Ulster e Irlanda, dai diritti dei cittadini Ue, agli standard commerciali, dalle competenze delle corti europee e nazionali, alla protezione dei dati. Posizioni ancora vaghe, ma per la prima volta, senza i ripetuti slogan di Downing street. La corte di giustizia europeaIl caso più significativo non è il pubblicizzato proclama sull’assenza di visti per i viaggiatori Ue. L’autolesionismo britannico non poteva certo arrivare a tanto. Pesa invece l’equivoco sulla Corte di giustizia. La premier Theresa May insiste nel dire che Londra si sottrarrà al ‘controllo diretto’ della Corte europea di giustizia. Rileva Dan Roberts sul Guardian: quel “diretto” implica che c’è spazio per un controllo indiretto.E già si ipotizza che potrebbe essere l’Efta a dare l’assetto istituzionale entro cui Londra proporrà corti internazionali per eventuali arbitrati anglo-europei. E quindi la presunta sovranità assoluta che gli euroscettici rivendicavano al Regno dovrà rassegnarsi a inevitabili interferenze europee.