GIULIO REGENI NON FA PIU’ PARTE DELL’INTERESSE NAZIONALE

GIULIO REGENI NON FA PIU’ PARTE DELL’INTERESSE NAZIONALE

Negli ultimi giorni, dopo la decisione di rimandare l’ambasciatore al Cairo, i giornali si sono impegnati a gettare fango sulla famiglia Regeni, sulla sua attività di ricercatore, perché è cambiata l’aria che tira al governo. Giulio Regeni non fa più parte dell’interesse nazionale. Articoli e commenti pieni di livore, cinismo e menzogne scritte sapendo che sono menzogne (ma magari a ripeterle ossessivamente qualcuno si convincerà che si tratta della verità) ripropongono la versione del Giulio spia usato da un’università infiltrata dai servizi britannici e manipolato da una docente fondamentalista islamica, contro gli interessi italiani. Mentono sapendo di mentire. Senza nemmeno un minimo di rispetto per il ragazzo massacrato e i suoi genitori straziati. Questa stampa non è solo complice dell’aria che tira al potere, è foriera, attraverso i media, di sfascio di valori che da sempre abbiamo tramandato ai nostri ragazzi. Il Paese, o almeno una sua gran parte, è in uno stato di ignoranza volontaria, ostile a riflettere, dentro ad un mutamento culturale e morale: la storia di Giulio Regeni, come quella delle Ong, passate in un attimo da angeli a diavoli, come quella dei rifugiati , come quella dei bambini bombardati, tutti spariti dalle cronache, mostrano l’incapacità di riconoscere il bene dal male, la libertà dalle dittature, le buone azioni da quelle vili. La facilità con cui si può infangare ciò che è buono, valido, solidale è terribile. E’ sufficiente un Alfano qualunque che rimandi uno a mediare affari presso un sanguinario dittatore, responsabile delle torture inflitte ad un nostro ragazzo, e un aspirante poliziotto di lungo corso che scriva dei codici d’onore validi per lui e tutti i razzisti d’Italia, che ecco la brava stampa agisce a tambur battente. Bisogna cercare buoni rapporti col generale Khalifa Haftar. Dopo Serraj e le tribù della frontiera sud, è la “terza Libia” che ancora ci sfugge per poter portare avanti senza intoppi né ritardi la collaborazione con quel paese al fine d’impedire le partenze di migranti e richiedenti asilo verso l’Italia. Stiano là a marcire tra ingiustizie, abusi e torture, lontani da noi. Così come i civili siriani, dimenticati da tutti sotto le bombe di chi si sta spartendo la zona. Bombe, muri, fili spinati, torture, dittatori è questo il nuovo mondo, sospinto dalle destre razziste e non ma in competizione per rincorrere voti, un mondo incensato dalla stampa di regime che sia di un dittatore o di un governo che ha bisogno di servi ed in questo Paese la stampa è sempre stata l’eco del potere Sarebbe più onesto che il governo, se e quando riferirà in parlamento, dicesse che l’ambasciata del Cairo serve per ragioni d’interesse nazionale (la Libia, il petrolio, il terrorismo, il turismo, eccetera). E se ammettesse quello che come abbiamo visto accettano in tanti: cioè che la difesa dei diritti umani non rientra nell’interesse nazionale, neanche quando si tratta di un ragazzo barbaramente trucidato Per non parlare dei tanti egiziani che ogni anno fanno la stessa fine.