ISIS. IL TERRORISMO NON E’ PAZZIA, MA LUCIDA VENDETTA

Gli attentati jiadisti Sono atroci. Ma ci sono cose ancora peggiori. Le persone occidentali che si fanno selfie usando lo sfondo del massacro, oppure quelli che invece di correre a soccorrere, filmano la scena da far vedere agli amici e dire” Guarda ero lì, l’ho scampata bella”. Se girate sui social è sufficiente taggare terrorismo per leggere e vedere quello che dico. Poi vengono le ipocrisie, i “Siamo tutti catalani o francesi “ oppure ”Non abbiamo paura”, “Il terrorismo non ci piegherà”. Poi i media con le interviste ai passanti da cui risulta che i terroristi erano tutte persone tranquille, insospettabili. Infine c’è la vergognosa retorica sui bambini. Certamente in queste ‘stragi degli innocenti’ i bambini toccano il cuore. Ma tutti i bambini, anche quelli non francesi, non tedeschi, non inglesi, non catalani. Durante la prima Guerra del Golfo ricordo che gli americani, come fanno di solito, per non scendere a terra, bombardarono per mesi Baghdad e Bassora: 158.000 civili di cui 33.000 bambini. Questi dati furono rivelati da una coraggiosa funzionaria del Pentagono Elisabeth Daponte, licenziata in tronco. Nelle stragi ci sguazzano i talk, i media, finendo per amplificare gli episodi facendo un grande favore agli jiadisti, seminando paura. Quante interviste ho sentito che chiedevano”Lei ha paura?”. Un calcio ai microfoni dovremmo imparare a dare. Resta, a tal proposito, significativo il macello che è successo in Piazza San Carlo a Torino, dove, per un solo rumore sospetto, tutti i “Non abbiamo paura, la vita continua normalmente” si sono calpestati e solo un signore enorme di colore ha protetto un bambino caduto, dall’ essere calpestato: 1500 feriti, alcuni rimasti segnati ed un morto. Ricordo che già dopo la prima Guerra del Golfo l’Isis c’era, tenuto a bada da Saddam. Si chiamava ‘Stato Islamico dell’Iraq e del Levante’, il che sta a dire come le sue ambizioni fossero ben oltre l’Iraq. Radere al suolo Mosul e Raqqa, massacrando civili sunniti, per liberarli, sembra un poco la guerra in Vietnam per liberare chi non voleva essere liberato. Perché un milione di persone non può essere imprigionato da un migliaio di guerriglieri. Ma la Storia è lì a dirci sempre che il terrorismo non è pazzia, è vendetta lucida e programmata, veicolata se volete e mistificata dalla religione, ma politica e radicata nel sociale. E se le roccaforti sono distrutte, ad essere colpite saranno le città europee, non dai guerriglieri decimati, ma da singoli combattenti sparsi ovunque, ovunque ci sia qualcuno che avrà subito violenze dall’ occidente o avrà avuto un parente, un amico sepolto sotto i bombardamenti. Perchè guerra chiama guerra Un fenomeno come l’Isis ce lo dovevamo aspettare. Abbiamo prodotto una filiera sconcertante di aggressioni ai paesi musulmani a cominciare dall’Afghanistan. Ormai sfiora il milione di morti il bilancio stilato da una autorevole rivista medica britannica. E le tragiche conseguenze dell’eliminazione di capi per esportare la nostra democrazia ha prodotto solo dittatori come il tagliagole Al Sisi con cui continuiamo a fare affari, e per farli meglio abbiamo rimandato In Egitto il nostro ambasciatore. Non mi interessa nemmeno conoscere le responsabilità di Cambridge, ci possono stare tutte. Non sposta una virgola la constatazione del fatto che non siamo più uno Stato che disonora la Costituzione vendendo un suo ragazzo massacrato barbaramente, per il petrolio.