LA NOTTE DELLA TARANTA. O CAMBIA O IL CLAMOROSO SUCCESSO SVANISCE

Mi permetto una riflessione tutta personale, sulla Notte della Taranta, che mi pare giunta a un bivio: o cresce a ripartire dalle sue radici, allargando e rivitalizzando, per continuare a nutrirsene, o rischia di diventare prevedibile e ripetitiva. Che va bene lo stesso, ma come operazione culturale è rinunciare a una parte ampia del proprio campo. E la Natura non ammette vuoti.La Notte di Melpignano è un valore per la Puglia, il Sud, l’Italia, la musica. Una manifestazione che è stata capace di evolvere sino a essere classificata fra i tre più importanti raduni musicali del mondo. Di questo, va dato atto a chi ha saputo riscattare la pizzica da malinteso folclore locale a tesoro recuperato e universale (per dire: da ragazzo, dei due fratelli Bennato, io seguivo Edoardo, chitarra, armonica a bocca, rock, evvai! Solo dopo scoprii Eugenio e la Nuova Compagnia di Canto Popolare, per contaminazioni successive e di qualità, passando da Ernesto de Martino all’incontro con Matteo Salvatore, una delle mie più riuscite interviste, a Rosa Balistreri, eccetera).Quindi, onore a loro, tutti e, se proprio se ne deve indicare uno, Massimo Bray, divenuto poi uno dei nostri migliori ministri alla cultura (infatti, non riconfermato. Credo che avrebbe reso ottimi servigi al Paese, restandoci; o passando all’Istruzione. Ma lì, essendoci la Fedeli, non c’è lotta…).Ma detto questo, e proprio per questo, non ci si può cullare nei numeri del successo della Notte della Taranta. Per dire: 200mila persone per il megaconcerto sono gran cosa e ce li dobbiamo tenere stretti. Ma a Taranto, il 1° Maggio senza soldi, mezzi, specialisti in questo genere di manifestazioni, eccetera, 200mila presenze le hanno fatte lo scorso anno, e non in piena estate, quando si tratta di spostare dalla spiaggia alla piazza un popolo già nullafacente e in cerca di spazi per ballare.Però, per non perdere di vista il cammino percorso, ricordiamoci che quando i pochi e decisi partirono per l’avventura della pizzica ‘ndernescional, se i gruppi e i maestri che la suonavano e cantavano non restavano soli, era già un successo.La creatura è cresciuta e bene, anche perché, una volta tanto, la politica e le istituzioni hanno sostenuto l’idea. Il rischio è che, guadagnando in dimensioni, la Notte perda in identità. Alcune edizioni sono sembrate più il concerto della star del momento, con la pizzica intorno. Ma ci sta pure questo, secondo le idee dei direttori artistici del momento.Qualche segnale, però, bisogna coglierlo: la radice greca della musica salentina resta ai margini o proprio fuori, quasi si temesse di perdere in autenticità locale (polemica non nuova, ma irrisolta); e la selezione dei gruppi invitati ormai da qualche anno si presta a non spiegate e non comprese esclusioni.Un esempio per tutti: i Sud Sound Sistem. Fare la Notte della Taranta senza di loro è come fare l’insalata caprese senza la mozzarella. Come autorevolmente detto da noto pensatore: una volta, e vabbe’; due volte, e vabbe’; ma sembre sembre… A questo punto, per questa e altre cose, il sospetto è che la scelta di chi sì e chi no non sia solo musicale. E questo è il peggio che possa accadere. Non è vero che Nandu Popu e i suoi “fratelli” sono esclusi per la loro opposizione al gasdotto Tap, per dire? Eh…, provate a convincere chi lo pensa. Ormai le cose vengono messe in rapporto e viste una come conseguenza dell’altra, a riprova che sarebbe strano che la politica non facesse sentire il suo peso. Non è un bene per la Notte salentina essere intesa della Ta(p)ranta.In più, la ricerca di una maggiore valorizzazione della radice musicale, che soprattutto da Melpignano è stata riaccesa, può portare alla nascita di inizitive analoghe più coerenti (è vero, se ne parla soltanto e da un po’; ma già che se ne parli, dovrebbe indurre a tener conto dell’argomento). Il Kaulonia Tarantella festival, pur fra qualche difficoltà è ormai altrettanto imperdibile e una vera chicca è il festival della cultura grecanica di Paleariza, in Calabria.Se vogliamo, la moltiplicazione è un ulteriore segno del successo della Notte di Melpignano. Ma la sua primazia, la dimensione e la risonanza impongono che non se ne sfilacci l’anima, e che dal Salento si includano sempre più le sue estensioni mediterranee (due anni fa furono ignorati i 90 anni di Mikis Theodorakis); e che nemmeno il sospetto sorga che la scelta dei partecipanti sia dettata da ragioni che nulla hanno a che fare con la musica, quella musica.