LA PICCOLA LIZ TORNA DAI SUOI FAMILIARI “BIANCHI E CRISTIANI”

Si conclude a lieto fine la storia della piccola Liz (nome di fantasia) data in affidamento ad una famiglia musulmana integralista. L’epilogo è degno di una favola, com’era appunto sembrata, sin dall’inizio, questa incredibile vicenda, col ritorno in famiglia. Gli ingredienti c’erano tutti: i buoni e i cattivi, il distacco dai familiari, il trauma vissuto per gli obblighi imposti, un principe pronta a salvarla. Oggi, con un colpo di scena imprevedibile, è stata scritta la parola fine. Il bene, ovvero il buon senso, ha prevalso sul male, ovvero sul controverso affidamento. A darne notizia ancora una volta il Times. ATTO PRIMOC’era una volta una bambina bianca e cristiana che portava sempre una catenina al collo col simbolo della croce. Non se ne staccava mai. Viveva con mamma e papà, parlava l’inglese e si nutriva di spaghetti alla carbonara, un giorno si e l’altro pure. Poco importava se non fosse un piatto proprio consigliato per la sua verdissima età. Lei ne andava matta e la mamma non si poneva troppi problemi dietetici. E forse non se ne poneva molti altri visto che un giorno i servizi sociali bussano alla porta e portano via la bimba dalla quella casa di bianchi e cristiani sì, ma troppo poco genitori. Affidarla ad altre famiglie è sembrata la cosa più giusta da fare. Ma il diavolo deve averci messo lo zampino. La bianchissima cristiana finisce in mezzo ai neri e per giunta musulmani osservanti. Altre regole, altro stile di vita, altri credi. Pertanto, via la croce via il maiale via l’inglese. L’imperativo, integrarsi. Forse tira pure a lucido la casa e serve le pietanze in tavola con lo sguardo rigorosamente basso, come si conviene alle femmine sin da piccole. Chissà. Quel che è certo è che non sono ammessi capricci né le feste comandate di un tempo. Sciocchezze, roba da bianchi. La piccola è triste, non si adatta, rivuole la sua vita. La sua croce, i suoi spaghetti. La sua storia arriva al Times e fa il giro del mondo. E come in tutte le favole non può mancare il principe. Non ha un castello, ma siede in Parlamento. Riuscirà a salvare la fanciulla? E una volta salvata dove andrà? ATTO SECONDO:La vicenda in men che non si dica diventa “un caso”, se non “il caso”. Gli atti dell’affidamento, spolverati a dovere, tornano sul tavolo di un giudice mosso a pena dalle traversie vissute dalla piccola Liz.Il tempo di studiare il fascicolo punto per punto, pochi i minuti per deliberare: la piccola sia riunita alla sua famiglia, subito! Non proprio da mamma e papà affaccendati a risolvere qualche problemino personale, ma dalla donna che fin da subito aveva inoltrato richiesta di affidamento. Ora Liz potrà rimettere la sua bella catenina al collo, esprimersi in inglese e mangiare la sua adorata carbonara. Festeggiare il natale, scartare i regali, guardare la tv, giocare coi suoi amichetti. Sarà nuovamente tra i “bianchi cristiani”. Coi quali avrà modo di dimenticare la traumatica esperienza. E vissero tutti felici e contenti. Una piccola nota: il magistrato che ha stabilito il reintegro in famiglia, il giudice Khatun Sapnara, è un musulmano osservante.Se questa non è una favola, dite voi cos’è