L’IDRAULICO POLACCO TORNA A CASA. NELL’EST EUROPA SI VIVE MEGLIO

L’IDRAULICO POLACCO TORNA A CASA. NELL’EST EUROPA SI VIVE MEGLIO

Dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1989, uno dei timori che serpeggiava fra la popolazione e i governi della vecchia Europa era quello di ritrovarsi i paesi affollati da una immigrazione di massa proveniente dall’ex blocco dell’Est. Un’immigrazione anomala, difficile da controllare, per le caratteristiche dei nuovi arrivati. Infatti, da quando le otto nazioni ex comuniste sono entrate a far parte dell’Unione Europea, nel 2004, il flusso migratorio non è stato mai veramente verificato perché non esistono le frontiere. Non ci sono numeri precisi a cui fare riferimento ma sembra che sono stati milioni le persone che si sono spostate nella parte occidentale dell’Europa. Gente in cerca di lavoro e un futuro roseo, consumistico, disposte ad accettare mansioni umili e stipendi più bassi. Talvolta costringendo i lavoratori europei a competere al ribasso con i nuovi arrivati. L’Economist ha preso in considerazione il fenomeno denominato “idraulico polacco” per spiegare che il flusso dall’est si è fermato. Quelle persone disposte a fare dei lavoretti artigianali sottopagati, ora stanno invertendo la rotta. Anche questo dato non è deducibile da numeri verificati ma sembra che alcune statistiche dimostrino come i giovani professionisti facciano ritorno ai loro paesi di origine. Le ragioni che li riportano in patria, sono legati al fattore lavoro e qualità della vita. In alcuni paesi dell’est si è raggiunto un miglioramento delle condizioni di vita e una crescita economica che infonde un clima di “ottimismo”. A Praga e in generale nella Repubblica Ceca è abbastanza facile trovare lavoro, i salari stanno salendo mentre le tasse sono molto più basse che in un paese dell’Europa occidentale. Anche il costo delle case è abbastanza basso. Secondo alcune stime i lavoratori dell’est si ritrovano più soldi fra le mani di quelli della vecchia Europa.Ma si è anche diffuso un senso generale di positività, di fiducia, di partecipazione alla rinascita economica e sociale dei paesi che prima dell’avvento del “comunismo” erano molto forti economicamente e all’avanguardia per la loro tecnologia. E ora stanno ritrovando le energie per tornare a competere con le grandi potenze europee.