L’IGNORANZA DILAGANTE E LA CAMICIA NERA CULTURALE

L’IGNORANZA DILAGANTE E LA CAMICIA NERA CULTURALE

Da quando l’ignoranza è diventata una categoria filosofica, o per meglio dire, il terreno preferito sul quale agire nella dialettica? Da quando l’ignoranza e quel non sapere e non capire niente di più complesso dell’etichetta della birra, con la convinzione di aver chiaro tutto, sono diventati valori sui quali essere orgogliosi? Non ho una risposta, mi pongo la domanda, mentre assisto al disprezzo di stampo fascista per tutto quello è identificato come diverso, che vagamente ha un minimo di consapevolezza sociale e culturale. O, per lo meno, un minimo di ragionevolezza, di umanità. Gli ignorantinon hanno preso il potere, non potrebbero farlo. Però adesso agiscono alla luce del sole, rivendicando ogni forma di stupidità, di becerume, di rigurgito razzista, di aggressività impasticcata. Rappresentano le avanguardie picconatrici della distruzione dei vincoli umani, culturali, ecologici, politici a vantaggio di una visione subumana, fatta di cattiveria, livore, di masochismo sociale e territoriale. Sono quelli che odiano.Odiano gli umani odiano gli alberi. Detestano il verde e considerano “da intellettuale” non solo leggere un libro, ma proteggere un giardino pubblico dai sacchetti dell’immondizia, o difendere il diritto degli ultimi a esistere e ad avere diritti. Sdoganati dalle urticanti arene televisive, dai media in genere, si sono abbeverati alla narrazione tossica della pappa securitaria, propagano la paura come fosse una diceria da comari. Hanno scoperto il nemico, finalmente. Ora sanno perché i loro figli sono disoccupati, perché il futuro cade a pezzi e perché l’aria infetta delle discariche arriva alle loro finestre.