MORTO GIORGIO BALMA, IL PRODUTTORE DELLA COCCOINA

MORTO GIORGIO BALMA, IL PRODUTTORE DELLA COCCOINA

Aveva compiuto 93 anni Giorgio Balma, l’imprenditore ligure che guidava la Balma Capoduri & company, morto pochi giorni fa e di cui ieri sono stati celebrati i funerali a Voghera. Il suo nome dice poco o niente, però basta pronunciare una parola magica e viene fuori un mondo: coccoina. Sì, era lui il produttore di quella pasta biancastra che ha impiastricciato mani e vestiti di bambini di almeno tre o quattro generazioni. Non era stato Giorgio l’inventore della mitica pasta adesiva all’odore di mandorla, ma il padre Aldo che ne aveva creato la composizione addirittura negli anni venti. Un secolo fa dunque. Insieme alla coccoina l’azienda di famiglia produceva anche le cucitrici a pinza Zenith: insomma tutto l’indispensabile per uffici e scuole di una volta. Tutto ciò che serviva per “tenere insieme” quello che adesso si sistema dentro le memorie del computer, ma che prima era decisamente “volatile”, nel vero senso della parola. Ed è veramente curioso sapere che nel 1986 la coccoina fece il suo ingresso nel (mitico) paniere Istat proprio insieme al computer. Sembra uno scherzo, ma è così: due new entry dal passato, ma soprattutto dal futuro, assai diversi, che però trenta anni fa erano compagni nell’indicare le abitudini di acquisto degli italiani. Come si sa in seguito il computer ha avuto un filo di notorietà e di successo in più. Però anche la coccoina… Beh, c’è tuttora qualcosa di più trendy, di più vintage, della confezione della coccoina? No, il barattolino di colore metallico con in mezzo l’alloggiamento per il pennellino, e la scritta esterna in corsivo (in corsivo!) con le sue volute rococò è un pezzo d’arte trasportato in cartoleria. Quando ancora c’erano le cartolerie ovviamente. E infatti, ancora adesso, la vista di quella confezione geniale provoca gridolini di piacere negli stranieri che se la trovino per la prima volta tra le mani. Per noi indigeni non più giovanissimi però la coccoina porta, inevitabilmente, con sé più che altro una tempesta di ricordi. A partire da quell’odore dolciastro che ci divideva istantaneamente in due categorie: quelli che lo odiavano ritenendolo disgustoso, e quelli che invece ci andavano letteralmente “a rota”, desiderandola e facendone uso come la sua quasi omonima sostanza stupefacente in polvere. E come si diceva all’inizio ti ci sporcavi con la coccoina, te la ritrovavi ovunque, a volta finivi anche per mangiartela. Però non ti uccideva in tre secondi come farebbe un qualunque adesivo moderno, perché era fatta con fecola di patate e acqua profumata poi con olio di mandorla. Senza uso di solventi, per precisa scelta di Balma e famiglia che volevano che il loro prodotto restasse per così dire “umano”. Forse non rimarrà nella storia Giorgio Balma, ma il suo prodotto probabilmente sì: continuerà a navigare nel tempo, immune (o quasi) alle innovazioni tecnologiche e ai bambini di tre anni che vanno in cerca dell’wi fi. E come sigla finale ci piace mettere la scena di “Totò Peppino e i fuorilegge”, dove i due preparano la lettera minatoria da inviare alla moglie di Totò formando le parole con le lettere ritagliate dai giornali. E Peppino, a cui manca una O, se la ritrova appiccicata sul naso. Ecco, quella era la coccoina, quelli eravamo noi.