UNIVERSITA’. SCIOPERO DEI PROFESSORI: NIENTE ESAMI FINO A NOVEMBRE

Ci siamo. Quel che si paventava qualche mese fa è purtroppo avvenuto: da oggi e sino al 31 ottobre ben 5444 prof universitari di 79 atenei ed enti di ricerca incrociano le braccia nel giorno d’appello dei loro esami rinviandoli, di fatto, all’appello successivo. Alla base della protesta il mancato riconoscimento degli scatti stipendiali bloccati nel quinquennio 2011-2015. E la richiesta che vengano sbloccati e riconosciuti a partire dal 1° gennaio 2015 (e non del 1° gennaio del 2016), in linea con quanto avviene per tutti gli altri dipendenti della P.A.“E’ una vera discriminazione quella che stiamo subendo”, sostengono i diretti interessati.Impossibile dar loro torto. I lavoratori della conoscenza negli ultimi decenni, oltre ad aver perduto gran parte, se non del tutto, il riconoscimento sociale hanno perso anche la loro identità. Tanto che classificarli risulta estremamente complicato. Vengono omologati ai dipendenti pubblici quando con gli stessi devono subire provvedimenti lacrime e sangue per poi divenire inspiegabilmente categoria a se stante quando dovrebbero usufruire di normative più favorevoli sia economiche che amministrative. Entrando nei dettagli della rivendicazione non si tratta, come potrebbe sembrare, di recuperare quei pochi spiccioli di adeguamento andati persi. Infatti, oltre allo sblocco a partire dal 2015 chiedono che venga loro riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti sulla pensione, il quadriennio 2011-2014. Affinché quegli anni, regolarmente lavorati, non passino in cavalleria. Una rivendicazione, la loro, che parte da lontano. Ripetuta, nel tempo a chi aveva potere decisionale per mettere la parola fine. Inoltrata prima all’ex premier Renzi, poi al presidente Mattarella passando per altri esponenti politici e funzionari del Miur di questo e dei governi precedenti. Da tutti loro promesse di interessamento che non hanno avuto però nessun seguito. Né prima né ora. La motivazione sempre la stessa: mancanza di fondi. Indire lo sciopero è stata la decisione ultima. Ma ormai inevitabile. Rinviata più volte per non far ricadere sugli studenti le conseguenze della soppressione degli esami d’appello e coi quali tentano di stringere un patto di “non belligeranza” proponendo, ove sarà possibile, un secondo appello o un appello straordinario affinché a tutti sia data la possibilità di sostenere gli esami come da calendario.Nessun ripensamento, dunque. Ad aderire, in massa, è quella che viene definita “la generazione di mezzo”, ovvero gli accademici tra i 45 e i 55 anni che negli ultimi anni hanno subito provvedimenti di ogni tipo con carichi di lavoro maggiori ma con nessun ritorno in busta paga. Ai quali si aggiunge quel quadriennio che rischia di andare perso.