LA STORIA DELLA PICCOLA LIZ, AFFIDATA AD UNA FAMIGLIA MUSULMANA

LA STORIA DELLA PICCOLA LIZ, AFFIDATA AD UNA FAMIGLIA MUSULMANA

È indubbio che la notizia della bimba inglese data in affidamento a una famiglia musulmana (nonostante, dicono, il parere contrario dei suoi genitori), stia suscitando polemiche e non poche. Almeno stando a quanto riportato dai mezzi di comunicazione. Che hanno focalizzato l’attenzione su alcuni aspetti che stanno dividendo l’opinione pubblica. Ciò che sappiamo ci arriva direttamente dal Times, che definisce la piccola di appena cinque anni “bianca e cristiana”. Alla quale sarebbero stati imposti da subito alcuni obblighi: non portare la catenina al collo col crocifisso, non consumare il suo piatto preferito, gli spaghetti alla carbonara perché fatti col maiale, alimento non consentito dalla religione islamica, imparare la lingua araba. Sempre secondo la prestigiosa rivista la bambina avrebbe difficoltà di adattamento al nuovo stato perché in casa nessuno parla l’inglese. Un vero trauma per la piccola, costretta dalle vicissitudini della famiglia d’origine, ad essere sballottata, nel giro di sei mesi, in due case diverse e sempre musulmane. Che avrebbero messo a dura prova comportamenti, convinzioni, usi e costumi di bimba occidentale educata coi valori occidentali, compresi quelli religiosi.Come stiano realmente le cose non è dato sapere. Per esempio quali e quanti disagi abbia vissuto la piccola nei suoi primi anni di vita nella famiglia naturale. E cosa abbia spinto i servizi sociali a darla in affidamento affinché le fosse garantito un ambiente più idoneo, rassicurante e protetto per la sua crescita. E come tale scelta sia caduta, per ben due volte, su famiglie musulmane integraliste. A domandarselo, dopo la risonanza mediatica che ha avuto la notizia, è anche un membro del Parlamento, Philippe Hellobone che chiede che il caso sia rivisto urgentemente dal momento che l’iter per l’affidamento “tiene in assoluta considerazione il background dei piccoli e la loro identità culturale”. Quindi convinzioni religiose, patrimonio culturale e linguistico compresi.Se le cose stanno come afferma il Times qualcosa deve essere andato storto. E se stanno, e qui non si può dubitare, come sostiene Hollande, riferendosi alla normativa degli affidi, più di qualcosa deve essere andato storto. Ma cosa? E perché? Questa storia sembra la rivisitazione della fiaba di Cenerentola in chiave musulmana. C’era una volta una bambina bianca e cristiana che portava sempre una catenina al collo col simbolo della croce. Non se ne staccava mai. Viveva con mamma e papà, parlava l’inglese e si nutriva di spaghetti alla carbonara, un giorno si e l’altro pure. Poco importava se non fosse un piatto proprio consigliato per la sua verdissima età. A lei piaceva e mamma non si poneva troppi problemi dietetici. E forse non se ne poneva molti altri visto che un giorno i servizi sociali hanno bussato alla sua porta portando via la bimba da quella casa di bianchi e cristiani , troppo poco genitori. Affidarla ad altre famiglie è sembrata la cosa più giusta da fare. Ma la bianchissima cristiana finisce in mezzo ai neri e per giunta musulmani. Via la croce, via il maiale, via l’inglese. Forse tira pure a lucido la casa e serve le pietanze in tavola con lo sguardo rigorosamente basso, come si conviene al genere femminile. Non sono ammessi capricci né feste comandate. Sciocchezze, roba da bianchi. La piccola è triste, non si adatta, rivuole la sua vita. La sua croce, i suoi spaghetti. La sua storia arriva al Times e fa il giro del mondo. E come in tutte le favole non può mancare il principe. Non ha un castello, frequenta il Parlamento. Riuscirà a salvare la fanciulla? E una volta salvata dove andrà?Il resto alla prossima puntata