VENEZIA 74. JULIANNE MOORE SI SDOPPIA NEL FILM DEI FRATELLI COEN

Nella prima foto qui sotto vedete Julianne Moore in “Suburbicon”, il film di George Clooney. Nella seconda foto vedete sempre Julianne Moore in “Suburbicon”. Se vi dicessi altro, farei uno “spoiler”. Diciamo che nel film Julianne Moore si sdoppia. E “Suburbicon”, scritto da due fratelli (Joel e Ethan Coen, ormai l’avete capito) è tutto un film sulla doppiezza della realtà. C’è una storia – tra poco ve ne parlo – e c’è una sottostoria parallela, l’arrivo di una famiglia afroamericana in una comunità “all white” dell’America di fine anni ’50. Pare che nelle prime stesure del copione la famiglia di neri, e i relativi disordini provocati dai razzisti bianchi, non ci fosse: è stata aggiunta dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, e ci sta benissimo. Come in molti film dei Coen, i personaggi sono tutti dei deficienti. Non sanno organizzare la propria vita, figurarsi inscenare un omicidio per riscuotere un’assicurazione. Ma mi fermo qui. Forse ho già fatto uno spoiler così. E vorrei veramente che lo andaste a vedere. Ve lo consiglio. E’ una commedia noir, con momenti molto violenti, un tono grottesco e sovraeccitato e due-tre trovate folgoranti. Matt Damon ok, la doppia Moore ok, ma quello che si porta via il film è Oscar Isaak con dieci minuti nei panni di un assicuratore che valgono un Oscar come miglior non protagonista. Insomma, date l’Oscar a Oscar! La regia di Clooney è dignitosa ed efficace, ma il destino di “Suburbicon” è di passare alla storia come un film dei Coen senza i Coen, e di suscitare in tutti gli spettatori l’amletico dubbio: come sarebbe stato, fatto dai Coen?