IL TEATRO VALLE, L’ULTIMA SCINTILLA IN UNA CITTA’ SEMPRE PIU’ SPENTA

L’ULTIMA SCINTILLA“Speriamo di riaprire il Tetro Valle nel 2021”. E’ l’eccitato annuncio sussurrato qualche giorno fa da un trepidante Luca Bergamo, che fa ilvicesindaco di Roma e anche l’assessore alla cultura. Viene da pensare a tutto il tempo (sette anni, se va bene) in cui la città è stata e verrà privata di questo magnifico polo creativo. Lo stesso che nei tre anni di occupazione riuscì a imporsi a livello mondiale come uno dei più importanti e brillanti progetti d’inizio secolo. Lo stesso che inaugurò un nuovo modello di produzione artistica, riconsegnando alla città un bene comune che stava per essere svenduto.Un’esperienza straordinaria ma avversata dal codinismo degli apparati culturali e poi repressa dall’angustia politica del sindaco Marino. Per finire in un ottuso gorgo burocratico, intorno al quale danzano come (non più) giovani zanzare funzionari ministeriali e dirigenti comunali. In tanti hanno ammazzato il Valle occupato, compresi purtroppo quelli che si erano impegnati a difenderlo, anzi a rilanciarlo.Ma quel progetto era troppo evoluto e insieme troppo popolare. Minacciava accademie e consorterie, ridicolizzava i tartufi annidati dietro i palcoscenici, oscurava repertori, antologie e repliche sempre più appasite. E, soprattutto, regalava arte a chi ne era deprivato. Una splendida eresia culturale, l’ultima scintilla in una città sempre più spenta.