ADDIO A TOM WOLFE, PENNA GRAFFIANTE AUTORE DI “IL FALO’ DELLE VANITA’

ADDIO A TOM WOLFE, PENNA GRAFFIANTE AUTORE DI “IL FALO’ DELLE VANITA’

Se n’è andato all’età di 88, nell’ospedale di Manhattan, dov’era ricoverato per un’infezione,Tom Wolfe, giornalista, scrittore, critico d’arte statunitense e di certo molto altro ancora. Personaggio poliedrico, eccentrico, difficile da incasellare vista la molteplicità dei suoi interessi. Conosciuto internazionalmente per la sua opera più famosa “Il falò delle vanità”, da cui fu tratto anche l’omonimo film diretto dal regista Brian De Palma.Il romanzo è ambientato negli anni ’80 e racconta il materialismo imperante nella Wall Street di quegli anni dominati da valori quali arrivismo, brama di successo e di denaro dell’uomo contemporaneo.Ma Wolfe, come detto, fu molte cose contemporaneamente.E di tutte ha lasciato tracce inconfondibili. A cominciare dal suo stile narrativo che ha dato vita al cosiddetto“New Journalism”per l’originalità dei linguaggi utilizzati e dei testi, per la prima volta più lunghi di quelli tradizionali,dalla prosa avvincente, mai scontata. E’ sua l’espressione“radical chic”, utilizzata universalmente, con quale Wolfe etichettò le persone che ostentavano idee politiche di estrema sinistra ma col portafoglio gonfio.Un modo per mostrarsi solidali con i meno abbientiperò intenti a rincorrere qualunque espediente per mantenere inalterata la loro posizione privilegiata e semmai migliorarla.Diverse le espressioni coniate dallo scrittore che ha giocato con le parole sin da giovanissimo.Quando da studente, diviene redattore del giornalino scolastico nella scuola episcopale di Richmond, cittadina della Virginia che gli ha dato i natali.Dopo il diploma si iscrive alla Washington and Lee University e lì consolida la sua passione per la scrittura e per il giornalismopartecipando alla fondazione della rivista letteraria “Shenandoah”. Andando controcorrente contro stili e linguaggi in uso. La sua tesi di laurea sarà l’espressione massima delsuo grande amore per la parola contro le rigide tendenze culturali del suo tempo.Un amore che, a quei tempi, andava di pari di passo con un’altra grande passione,il baseballdel quale diviene un semi-professionista ma che abbandona per dedicarsi completamente alla carriera di giornalista, divenendo dapprima corrispondente per lo Springfield Union nel Massachusetts, per passare in seguito al Washington Post.Sono anni intensi quelli per Wolfe. E di continue sperimentazioni parallele alla sua attività di giornalista, come la scrittura fictional, con la quale scrive racconti umoristici.Estremamente versatile,utilizza le parolecome un abile giocoliere muove cerchi e palline per coinvolgere ed emozionare il suo pubblico. Ma anche e soprattuttoper sbeffeggiare (con stile) il politicamente corretto e le mode culturali.Nascono così i suoi articoli che rivoluzioneranno stili e tendenze in uso sin allora.Si susseguono reportage, saggi e numerose pubblicazioni, sempre nell’ottica del New Journalism.Nel 1987 pubblica il romanzo “Il falò delle vanità”che lo farà conoscere internazionalmente. Seguono altre opere, come “Un uomo vero”, “A caccia della bestia da un miliardo di piedi”, “La bestia umana”, “le Ragioni del sangue”, pubblicato nel 2012.Ieri il decesso, a Manhattan, in seguito ad una complicanza dovuta ad una polmonite contratta tempo addietro.