DOPO L’INCONTRO SALVINI-ORBAN: TORNEREMO AL ROMANTICO 1948?

DOPO L’INCONTRO SALVINI-ORBAN: TORNEREMO AL ROMANTICO 1948?

Orban iri a Milano ha parlato chiaro: “Salvini è il mio eroe”. Sembra un assurdo paradosso. L’ex capo della gioventù comunista ungherese non solo è diventato la testa d’ariete della destra europea, ma ha sancito la leadership per le prossime elezioni europee dell’ex capo dei “comunisti padani” , quasi offuscando la Lepen, che forse ne sarà pure invidiosa. Il mondo va alla rovescia? Perché Salvini abbraccia il duce ungherese che non accetta di ospitare neppure uno dei migranti che lui sequestra sulle nostre stesse navi militari? Un’assurdità? No, c’è una logica (forte, anche se perversa e anacronistica) sottesa all’incontro di lunedì nella prefettura di Milano. E a ben guardare IL FATTO RELIGIOSO STA NEL CUORE DELLA STRATEGIA di Orban e Salvini (non della laica Lepen), non solo come strumento ma anche come motivazione ideologica: la qual cosa, come cristiano, mi provoca esplicitamente, obbligandomi a provare a capire perché prima delle elezioni Salvini ha cominciato a brandire vistosamente Vangelo e rosario proprio davanti al Duomo e, per così dire, maleducatamente, in casa del vescovo di Milano. Basta rileggere i discorsi programmatici di Orban per capire il filo nero (non più rosso) che unisce i due capipopolo ungherese e lombardo (convertito ora all’italianità). E questi ci consente di capire perché dobbiamo andare le categorie di buoni/cattivi (a favore e contro i neri della Diciotti). Le categorie etiche e civili insomma non bastano, serve la politica (con la storia) per provare a capire il loro disegno.Salvini è reduce dalla frustrazione di un leghismo secessionista (quello di Bossi) che non è riuscito a separare le regioni del nord dal resto dell’Italia, Orban si porta dietro l’atavica insofferenza dell’Ungheria sottoposta prima al giogo imperiale austriaco e poi a quello sovietico (vedi l’illuminante articolo di Sommella oggi in Huffinghton Post). Salvini ha capito da tempo che non c’è futuro per la Padania, ora del tutto cancellata dai manifesti leghisti; Orban sa di contare poco o nulla, da solo, con i suoi 10.000.000 di ungheresi (tanti quanto i lombardi) rispetto ai 500.000.000 di cittadini dell’Unione Europea: piccole rappresentanze nel futuro Parlamento Europeo. I due hanno capito, MOLTO PRIMA DELLE SINISTRE EUROPEE!, che solo mettendosi a capo di un blocco alternativo transnazionale potranno contare qualcosa, al punto di progettare una mutazione genetica dell’Unione. Quale mutazione?Ma è chiaro, la strada era stata già individuata dalla Pivetti vent’anni fa. Ricordate che la Pivetti, laureata alla Cattolica di Milano, sfoggiava la croce della Vandea? E che che cos’è stata la Vandea? Non non Dio, Patria e Famiglia (come voleva il fascismo dell’ateo Mussolini), ma RELIGIONE, NAZIONE FONDATA SUL SANGUE, TRADIZIONE anti-illuminista. Orban forse neppure la conosce la Pivetti ma in tutti i suoi discorsi che gli hanno la dato la maggioranza assoluta non fa che ripetere: l’Ungheria è una “democrazia illiberale” (dunque anti-illuminista, perché non riconosce i diritti civili e universali del razionalismo rivoluzionario del 1789) che vuole tre cose: 1. FONDARSI SU UN’IDENTITA’ PATRIOTTICA RELIGIOSA (quella cristiana, ovviamente); 2. SIGILLARE I PROPRI CONFINI (cosa che ha coerentemente fatto con totale intransigenza) per impedire ogni contaminazione del sangue, della lingua, della cultura ungheresi; 3. DIFENDERE LE TRADIZIONI NAZIONALI.Mettendosi a capo del gruppo di Visegrad (anche Polonia, repubblica Ceca e Slovacchia hanno nel loro dna spirituale la memoria secolare di tante dominazioni: tedesca, austriaca, russa) Orban lancia Salvini come leader di una colazione europea che vuole riportarci al 1848, l’anno delle insurrezioni nazionali (di matrice romantica) che volevano le indipendenze dei popoli fondandole sul concetto di nazione (e dunque sulla coesione del sangue e della lingua). In questo disegno che ruolo ha la religione? E’ presto detto: visto che l’Unione ha creato un’Europa quasi esclusivamente economica (mercati e capitali transnazionali nei fatti la stanno governando), i “sovranisti” si rivelano come la versione aggiornata di quei nazionalismi ottocenteschi che allora furono elementi di progresso (svecchiando il continente dal dominio delle aristocrazie per affermare il primato anche politico delle borghesia nazWEB, ecc.- si rivelano come elementi regressivi, reazionari, involutivi.Ecco perché Salvini e Orban usano la religione come elemento di coesione culturale “light”, superficiale eppure fortemente radicata nell’inconscio collettivo che si sente assediato da altre culture e altre religioni. Che cos’è la TRADIZIONE ( quella che rifiuta la pluralità dei modelli familiari e sessuali) se non la nobilitazione ideologica delle certezze che riguardano ciò che è più radicato nel profondo dell’inconscio infantile (il crocefisso a scuola, l’appartenenza alla chiesa come rassicurante conformismo sociale, e poi il presepe, le processioni del santo patrono, il matrimonio religioso anche di chi non ci va mai, il battesimo dei bambini e non degli adulti liberi e consapevoli, ecc.)? Dall’altra parte i nemici, gli eversori, vissuti paranoicamnente come attentatori a una presunta identità nazionale (per la Lega era quella regionale padana, oggi messa in liquidazione); dall’altra parte la società dei diritti e della cittadinanza universali, lo stato laico e non confessionale, un’identità costruita sul confronto e sul dialogo e non sul sangue, il pluralismo delle culture, una legislazione capace di far convivere le differenze.Dove voglio arrivare con queste considerazioni? Orban e Salvini non sono le cause della malattia, ma i sintomi di una radicale incertezza che sta scuotendo le viscere di 500 milioni di cittadini dell’Unione, ma anche spero le loro menti. La questione dei migranti è solo il palcoscenico più vistoso su cui i due giocano le loro carte, ma c’è ben altro in gioco. Non è questione di buonismo o cattivismo! Dobbiamo scegliere che Europa vogliano: quella disgregata delle nazioni che sigillano i propri confini o quella aperta che -come invoca Francesco- apre costruisce porte e finestre e costruisce ponti non fragili come quello di Genova? E’ una scelta radicale che non concede mediazioni: o l’Ottocento o il XXI secolo. L’alternativa, dopo questa Europa costruita su un progetto economico di mercato e moneta unici per scongiurare le guerre del secolo scorso, é fra un’Europa identitaria fondata su una religione, o un’Europa “politica” fondata su comuni valori di laicitá e pluralismo. E anche il mondo cattolico italiano deve decidere: come appare ben chiaro, è diviso fra chi ha nostalgia dello stato confessionale e chi invece approva come fatto liberatorio la conquista della laicità dello stato. Cattolici democratici e liberali contro cattolici nostalgici e reazionari. Ma non possiamo neppure evitare di chiederci: che faranno LE SINISTRE EUROPEE? Ssaranno capaci in questi pochi mesi, superando miopie, narcisismi e settarismi, anzi nazionali, di non cadere nella trappola di Orban e Salvini per dirci chiaramente che non è solo questione di “emergenza migranti” ma di modello di società? Il tempo stringe… Salvini ha proclamato: “Governeremo per i prossimi trent’anni…” Potrebbero essere molti di più.