LE TELECAMERE E GLI 007

LE TELECAMERE E GLI 007

Le telecamere di sorveglianza sono tra le peggiori nemiche degli agenti segreti. Oggi, città e località minori sono protette da centinaia di occhi elettronici in grado di registrare il percorso di una persona fin dal primo passo che compie all’aeroporto d’arrivo. Questi sistemi avrebbero avuto un ruolo importante nell’inchiesta per l’attentato all’esule russo Sergei Skripal, avvelenato con il Novichok il 4 marzo a Salisbury. Riconoscimento faccialeI funzionari britannici hanno sostenuto di essere riusciti a ricostruire i movimenti dei due presunti aggressori utilizzando i video delle telecamere. Secondo la loro versione, riportata dal «New York Times», hanno esaminato circa 11 mila ore di filmati, spezzone visti e rivisti da plotoni di investigatori. Tra loro anche i membri di un’unità composta da poliziotti abili nel riconoscimento visivo: al loro fianco agenti di quartiere incaricati di depennare soggetti in apparenza sospetti – come spacciatori, ladruncoli di strada – ma che nulla avevano a che fare con l’attacco. E alla fine di questo grande setaccio, durato settimane, Scotland Yard ha ristretto la caccia ai due attualmente ricercati, Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, nomi chiaramente falsi. Prima ha individuato i target, quindi ha messo insieme tutte le tappe del loro soggiorno, compreso il piccolo hotel dove hanno alloggiato. L’agguato di DubaiLa ricostruzione di Londra è stata respinta da Mosca ed ha sollevato dubbi di alcuni. Magari è una verità di comodo, la guerra di ombre è fatta anche di questo, le domande non sono poche. E’ probabile che gli inquirenti abbiano incrociato i dati tecnici con altre informazioni riservate. Il futuro ci dirà – forse – chi ha ragione. Ma restando ai fatti possiamo ricordare due precedenti importanti dove le telecamere hanno messo nei guai gli 007. Entrambi clamorosi. Nel gennaio del 2010 gli inquirenti di Dubai hanno ricostruito, grazie ai video, il team del Mossad responsabile dell’uccisione di un alto esponente di Hamas, Mahmoud al Mabhou. Nelle immagini rese pubbliche si vedono finti giocatori di tennis, turisti e uomini d’affari appena scesi dall’aereo, altri che cambiano d’aspetto, altri ancora in hotel. In realtà sono gli operativi israeliani che si raccolgono prima di sopprimere l’obiettivo, a guidarli a distanza un comando creato a Parigi. C’è anche un frammento dove una donna-007 guarda la telecamera e ride, consapevole di essere inquadrata. Allora gli investigatori hanno studiato appena 1700 ore di filmati avendo il vantaggio di un ambiente ridotto e super sorvegliato, un network impressionante di apparati che registrano la vita quotidiana del mini-stato. La reception di un albergo, così come gli ascensori o i piani delle camere sono spiati dal Grande Fratello. Il veleno a Kuala LumpurIl secondo episodio riguarda l’omicidio a Kuala Lumpur, nel marzo 2017, di Kim Jong nam, il fratellastro del dittatore della Corea del Nord. In questo caso le telecamere hanno immortalato la preparazione del nucleo, l’attesa nei locali vicini, e l’agguato delle due donne, convinte – affermeranno – di partecipare ad una trasmissione di scherzi televisivi. Per uccidere hanno usato una sostanza chimica altamente tossica. Bene, i nord coreani che hanno svolto un ruolo d’appoggio sapevano di sicuro dell’esistenza delle telecamere, ma in apparenza non se ne sono preoccupati. Dal loro punto di vista è stato un grande successo: bersaglio neutralizzato, conseguenze minime. Una sfrontatezza e mancanza di precauzioni che, come è emerso, in queste vicende è la prova di come certe intelligence non abbiano problemi ad osare. La stessa valutazione potrebbe applicarsi ai sicari del Gru russo rispondendo all’interrogativo degli scettici: possibile che abbiano lasciato così tante tracce? Sistemi accecatiSe chi si difende possiede uno scudo più solido, chi attacca cerca una lancia migliore.A metà dicembre del 2016, è stato assassinato Mohammed Alzoari, ingegnere palestinese da tempo residente in Tunisia. Si occupava dello sviluppo di droni per Hamas. Fine simile a quella di Fadi al Batsh, altro ricercatore palestinese colpito a morte in Malaysia, nell’aprile di quest’anno. Omicidi attribuiti al Mossad, operazioni articolate. Nei due casi – stando a indiscrezioni pubblicate da Haaretz – le telecamere di sorveglianza presenti nelle zone non hanno filmato proprio nulla. E’ probabile che i tecnici israeliani abbiano escogitato qualche trucco per «bendarle».