BORGHI SOGNA UN’ITALIA FUORI DALL’EURO, I MERCATI SI SPAVENTANO, CONTE LO SMENTISCE

BORGHI SOGNA UN’ITALIA FUORI DALL’EURO, I MERCATI SI SPAVENTANO, CONTE LO SMENTISCE

E’ da giorni, o meglio da settimane, che quell’oggetto misterioso, al quale guardiamo allarmati da sempre, oscilla su e giù come fosse uno yo-yo. Sensibile anche al più leggero dei battiti di ciglia,balza vertiginosamente in alto ad ogni dichiarazione improvvida del politico di turno.E’ la legge dello spread, si affannano a ricordarci i tuttologi della tivù, al quale dobbiamo sottostare, volenti o nolenti, soprattutto noi italiani visto il grande debito pubblico che ci portiamo dietro. E questa manovra finanziaria, diciamolo pure, non fa nulla per tenerlo buono, visto che anche tra i due schieramenti c’è spesso maretta.L’ultima boutade in ordine di tempo, quella di Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio e leghista doc: “L’Italia starebbe meglio con la moneta propria”. Il boom è stato immediato: lo spread è schizzato a 300 e al governo italiano sono arrivati nel giro di poche ore i moniti dei vertici dell’Unione europea che da tempo ci attenzionano e ci guardano con sospetto. E se i due viceministri rilanciano, uno col noto “menefrego” e l’altro con “nessun passo indietro” alle critiche sulla manovra,è il premier Conte a gettare acqua sul fuoco, intervenendo con una dichiarazione per frenare l’ultima ‘burrasca’. “Dissidi nel governo? «No, andiamo avanti compatti sulla Manovra e sul deficit al 2,4%, ma non esiste un’Italia fuori dalla moneta unica”.Le teorie del presidente della Commissione Bilancio appartengono dunque al Borghi-pensiero, lascia intendere Conte. I mercati e la Ue dormano pure sogni tranquilli:a far fede è il contratto di governo. Nelle cui pagine non si fa alcun accenno a nessuna ipotetica uscita dalla moneta unica. “L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria e ci tengo a ribadirlo: l’euro è la nostra moneta ed è per noi irrinunciabile. Qualsiasi altra dichiarazione che prospetti una diversa valutazione è da considerarsi come una libera e arbitraria opinione che non ha nulla a che vedere con la politica del Governo che presiedo, perché non contemplata nel contratto posto a fondamento di questa esperienza di governo”, chiosa Conte, rispondendo ai vertici Ue e indirettamente a Borghi, costretto, dopo tanto clamore a fare dietrofront con una dichiarazione all’agenzia Reuters: “L’uscita dall’euro non è nei programmi del governo. Ribadisco di aver ripetuto quello che ho sempre detto: sono personalmente convinto che l’Italia farebbe meglio con la sua valuta nazionale ma questo non è nei piani del governo”.Tutto bene quel che finisce bene, dunque?Sembrerebbe di no.Lo spread, sensibile ad ogni starnuto, pare sia immune alle dichiarazioni dei politici, specie se di comprovata fede pro-lira.L’impennata non s’arresta, lo spread si attesta a 302, tasso al massimo dal 2014.Tutto questo mentre la Lega attacca il Reddito di Cittadinanza, del quale ancora non si conosce la platea, la modalità di assegnazione e tutto il meccanismo nel suo complesso.Stasera nuovo vertice a Palazzo Chigi e domani,il primo pensiero è nuovamente per lui: lo spread, pronto a schizzare in alto ad ogni mossa e parola che non sia gradita a loro: i padroni e signori del nostro debito.