CASO KASHOGGI: TANTI DUBBI

CASO KASHOGGI: TANTI DUBBI

Tanti dubbi (Corriere.it)La versione ufficiale saudita su Khashoggi “chiude” alcuni aspetti, è l’inizio di una confessione ma lascia aperti molti interrogativi. Lo scetticismo degli osservatori è generale, dagli Usa al Medio Oriente.Lo scontroIl giornalista – dice Riad – ha iniziato a litigare con il team di agenti all’interno del consolato, ne è nato uno scontro fisico che si è concluso con la sua morte. Per strangolamento. Pochi credono che Jamal abbia ingaggiato una rissa all’interno della sede diplomatica. E comunque resta il fatto che il regno aveva mandato un team robusto a Istanbul, incluso un medico legale. L’ordine era di riportarlo ad ogni costo in patria, quindi erano pronti a usare la forza.Il corpoI sauditi sostengono che dopo il decesso hanno consegnato il cadavere ad un “collaboratore locale” con l’incarico di disfarsene. Non sanno che fine abbia fatto. E’ un tentativo di prendere le distanze dalle indiscrezioni che parlano dei resti fatti a pezzi o sciolti nell’acido. Le perquisizioni e i controlli turchi in due zone a nord e sud di Istanbul potrebbero essere solo “scena”, ma anche azioni basate su spunti investigativi. Sempre con ritardo la polizia ha interrogato personale e dipendenti del consolato: qualcuno ha dato indicazioni? Forse qualche veicolo uscito dall’edificio può essere stato usato per far sparire il corpo della vittima.L’audioAnkara, usando i media, ha fornito particolari raccapriccianti sulle torture subite dal giornalista. Dettagli ottenuti da un audio che ha registrato l’aggressione e le violenze. Secondo i giornali Usa anche la Cia ha ascoltato il file. Se è vera questa ricostruzione è complicato per Riad far passare la leggenda della morte quasi accidentale. Il presidente Erdogan, che ha gestito con abilità la crisi, ha in mano una prova formidabile. La farà uscire per sbugiardare il regno? Oppure terrà questa carta come forma di pressione? Vale la pena ricordare che l’ammissione di responsabilità da parte di Riad è arrivata dopo una telefonata tra lo stesso Erdogan e il re Salman. Hanno deciso di chiudere qui il dossier?I colpevoliUna parte degli agenti coinvolti erano parte della cerchia di Mohammed. Il generale Ahmed al Assiri, numero due dell’intelligence, e il capo della propaganda, Saud al Qahtani, sono dei fedelissimi. Proprio al Qahtani ha detto in pubblico: tutto ciò che faccio è in risposta agli ordini del sovrano e del principe ereditario. I vincoli con i vertici sono chiari, evidenti. E le spie statunitensi, anche se il giudizio non era unanime, lo hanno “certificato”. Dunque la verità di Riad che scarica tutto sui 18 funzionari salvando Mohammed è buona solo per chi la vuole comprare. Complicato anche per Trump che sposa la tesi del “tragico incidente”. Molti analisti si chiedono se la credibilità dell’ambizioso principe supererà la tempesta: c’è chi è convinto che nulla cambierà per Mohammed – il padre lo ha subito nominato alla testa del comitato che deve riformare i servizi, un segnale di conferma – e chi invece prevede nuovi equilibri di forza. Aspettiamo i fatti.Guido Olimpio