DALLO TSUNAMI AL RISTAGNO. GRILLO AL CIRCO MASSIMO
Il discorso di Grillo al Circo Massimo passerà, anzi è già passato alla cronaca per le sue contestazioni degli eccessivi poteri del presidente della repubblica e per il modo caricato e sguaiato in cui ha coinvolto gli autistici nel definire i politici italiani. E allora, spariranno ben presto dalla cronaca sia la sua esibizione sia le reazioni da questa suscitate: nel mondo della politica come nel mondo del dolore.Scomposte e ipocrite, anzi del tutto ingiustificate le prime. Perché esprimere un’opinione sui poteri della presidenza della repubblica e, per la proprietà transitiva, sul modo in cui l’attuale titolare della carica li ha usati e li usa è perfettamente legittimo. E perché i suoi attuali censori, i dirigenti del Pd, non hanno proprio alcun titolo per stracciarsi le vesti sulla questione: avendo essi stessi non solo invocato ma promosso l’impeachment nei confronti di ben due presidenti della repubblica (per tacere di Segni…). Doverose, perché spontanee le seconde; perché un conto è definire come autistico il comportamento dell’establishment italiano (giudizio, peraltro, assolutamente condivisibile) mentre tutt’altro conto è vedere rappresentata su di un palco una condizione di sofferenza quotidiana.Quel discorso e quelle reazioni politiche possono però suscitare alcune brevissime riflessioni di carattere generale.La prima ha a che fare con le categorie del politicamente corretto/scorretto; e con la natura e gli esiti del loro scontro, particolarmente nel nostro paese. Queste, in estrema sintesi, sono rimaste prigioniere del loro iniziale successo. Da una parte trasformandosi, con esiti rovinosi, da suggerita ortodossia del linguaggio in assoluta e cieca ortodossia del pensiero; dall’altra trasformando una inizialmente giustificata ribellione in una sorta di formula passepartout da usare in ogni situazione. Per altro verso, questa formula (unita al “nuovo”) ha avuto, proprio nel nostro paese, il suo più travolgente successo. Un successo legato al dna della seconda repubblica nata sotto il segno di una “rottamazione permanente” che, demolendo stato, partiti, regole, istituzioni, politica, premia automaticamente l’ultimo demolitore.E qui veniamo a Grillo e al suo partito (nell’ordine ci sarebbero anche Renzi e Salvini: ma il primo è un imitatore fallito e il secondo, combinazione geniale, un conservatore incazzato); e al titolo di questo post.Il raduno del Circo Massimo ha reso evidente che (vera anche la reciproca) per il suo Fondatore il M5S non è più un valore aggiunto e sta per diventare un fastidio. Il Fondatore è per natura un genovese malmostoso. E per momentanea illuminazione un profeta: fulminatore del presente e anticipatore di scenari futuri. E il suo movimento avrebbe dovuto essere, nella riflessione collettiva e nella pratica di base, interprete attivo di questo duplice ruolo. Ma poi, l’incredibile successo del Profeta, lo tsunami del 2013, ha accelerato i tempi e falsato le prospettiva. Non c’è più l’anticipazione del futuro. La “pratica sociale” si restringe e si inaridisce. E il quotidiano del potere centrale è logorante e irto di ostacoli e di pericoli.Così il comico malmostoso, recitato lo spettacolo, se ne torna a Genova. E i suoi si affrettano a prenderne le distanze.Un bene? Un male? Un passaggio alla maturità? Il primo passo verso una catastrofe rovinosa? Sarebbe bene cominciare a discuterne. Possibilmente in modo spassionato…
