ECCO A VOI PIPPO BAUDO, UN LIBRO DI MEMORIE CHE RACCONTA L’ITALIA

ECCO A VOI PIPPO BAUDO, UN LIBRO DI MEMORIE CHE RACCONTA L’ITALIA

Leggere la storia di qualcuno è un po’ come viverla. Scoprire il mondo dell’autore, che in quel momento si sta raccontando, è cosa delicata, personale. Il lettore entra in casa altrui e da buon ospite dovrà fare attenzione a non spostare niente, pur guardando tutto attentamente.Quando però oltre alla semplice narrativa si aggiungono una scrittura scorrevole e simpatici aneddoti, beh l’ospite in questione diventa un amico. È questo quello che ha fatto Pippo Baudo con l’aiuto di Paolo Conti. Ha raccolto in duecento pagine tutta la sua vita, in un libro edito da Solferino che porta il titolo di “Ecco a voi Pippo Baudo. Una storia italiana” “Attraverso i racconti di una vita che ha incrociato tutte le maggiori personalità della politica, dello spettacolo, del cinema, Pippo Baudo racconta non solo se stesso ma anche un’Italia in profondo mutamento.”E dentro c’è tutto, ma proprio tutto. Scritto in maniera assolutamente scorrevole fin dalla prima pagina ti trasporta nella vita di un ragazzo che ancora non sapeva che sarebbe poi diventato il grande Pippo Baudo.A partire dalla scoperta della sua vocazione artistica, alla laurea in Giurisprudenza presa più per volere del padre che sua, dalla sua partenza da Catania con la mamma in lacrime, come da tradizione, e il suo arrivo a Roma, fino ad arrivare al suo debutto in televisione. Un debutto che lo ha portato poi successivamente a creare grandi cose. La televisione non era ancora quella di oggi. Era il 1960 e quasi nessuno ne possedeva una nella propria abitazione. Così nelle ore di punta i bar delle città e dei paesi si riempivano di gente che veniva rapita dai programmi che hanno fatto la storia del piccolo schermo italiano. Da Mike Buongiorno, al Festival di Sanremo. Era un momento di grande unione. E Baudo lo sapeva. Il suo essere inconsapevolmente all’avanguardia e il suo istinto che poi lo avrebbe aiutato a diventare quello che è oggi gli aveva permesso di capire che il futuro era lì. In quel magico oggetto capace di incantare per ore gli spettatori. Come spesso accade per i grandi artisti la strada del successo non è sempre facile, né tutta dritta. Anzi gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e le delusioni anche. Sono questi i momenti in cui ci si accorge se il gioco vale la candela, o meglio se la passione per ciò che si sta inseguendo è abbastanza forte per poter superare gli inevitabili momenti di titubanza. Pippo Baudo, che nel libro con simpatia svela che il suo non è un nome d’arte pensato per entrare rapidamente nella mente delle persone, ma semplicemente il suo nome, ne era convinto. Quella era la sua strada, la sua vocazione se vogliamo parlare in termini intellettuali. Uno dei suoi primi passi nel mondo dello spettacolo fu in una recita scolastica. Una di quelle a cui tutti i bambini hanno partecipato nel corso dell’infanzia. Ciò che ha differenziato lui dagli altri è stata l’emozione provata. In quel preciso istante un piccolo Pippo Baudo stava già costruendo il proprio futuro. Non fu l’unica occasione di predestinazione. Ricorda infatti casualmente, molti anni dopo e appena approdato nella Capitale, durante il suo primo provino per la Rai dovette simulare la presentazione del Festival di Sanremo e l’entrata sul palco di Mina. Lo fece alla grande e così venne ingaggiato per la sua prima conduzione: Primo Piano. Tutto il resto venne dopo e in maniera abbastanza automatica. Tra interviste a Fellini, Andreotti e conduzioni trionfali a Sanremo, momenti di grande gioia e turbolenza, litigate coi colleghi, giornalisti coi quali alla fine creò forti legami di amicizia è riuscito a diventare ciò che oggi è. Un ottantenne con l’animo e la voglia di vivere di un ventenne. D’altronde “i giovani siamo noi” afferma chiaramente e ironicamente a Fabio Rovazzi con cui ha selezionato la categoria ‘giovani’ del Festival di Sanremo di quest’anno. Tra le pagine del libro racconta di aver portato in scena una delle opere più famose di Beckett, “Aspettando Godot”. Interessante questo particolare se si pensa al fatto che Pippo Baudo è dimostrazione che per creare grandi cose Godot non debba essere aspettato, ma cercato e in qualche modo raggiunto.Ognuno ha il proprio Godot e ognuno dovrebbe avere il coraggio di provare a trovarlo.