FBI INDAGA SU KAVANAUGH: LA PACCHIA E’ FINITA

FBI INDAGA SU KAVANAUGH: LA PACCHIA E’ FINITA

Continua imperterrito ildibattitoriguardo il giudiceBrett Kavanaughe il resto deirepubblicani, tutti bianchi, tutti uomini, che finora hanno avuto potere assoluto e carta bianca su ogni decisione, politica e sociale. Il movimento#metoo, che ha scatenato centinaia di accuse contro di loro, in tutti i campi, li spaventa. A un tratto sembrano loro, gli uomini che da secoli giocano con il potere, levittimedi un sistema in cui si sono presi la libertà di fare di tutto, inclusa la mano morta sul culo delle donne,abusie prevaricazioni di ogni tipo. La settimana scorsa sono stata appiccicata allo schermo televisivo per quasi otto ore: quando i miei figli sono arrivati a casa da scuola raccontandomi la loro giornata, li ho subito stoppati: «Shhhh, che sto ascoltando!». Il cane piangeva perché voleva uscire, ma per una volta non ho ascoltato nemmeno lui. Era meglio diUn Giorno in Pretura: laCommissionedi senatori, di maggioranza repubblicana, ha ascoltato per quasi quattro ore la dottoressaChristina Fordche raccontava con voce tremante e con dettagli assolutamente convincenti, cosa era successo nel lontano 1982, quando il giudice Kavanaugh, ubriaco fradicio, l’aveva portata di forza in una stanza e cercato di violentarla. L’unica cosa che la salvò fu un costume intero che né Kavanaugh né il suo amicoMark Judgeriuscirono a sfilarle prima che lei riuscisse a scappare in bagno. Aveva 15 anni. Da allora soffre di ansia e affronta quotidianamente l’incubo di quei 10 minuti di anni e anni fa. «È sicura che la persona in questione fosse Brett Kavanaugh?», le ha chiesto uno dei senatori. «Al 100%», ha risposto lei senza pensarci un secondo. Ha chiesto diverse volte di far condurre alFbiun’indagineindipendentesui fatti, per validare o smontare i suoi racconti, indagine che i senatori di destra non volevano assolutamente approvare. È difficile non crederle: non ha nessun motivo per inventarsi una storia del genere. Non aveva condiviso con molte persone questa sua esperienza, ma prima che il presidenteDonald Trumpdecidesse chi nominare per laCorte Supremaavrebbe voluto dirgli di non scegliere lui. Ma come fa una cittadina privata a parlare con il presidente? Ford è andata dal rappresentante politico del suo distretto, e ha detto tutto. Insieme hanno scritto una lettera in cui spiegavano i fatti e l’hanno inviata a una delle senatrici del comitato chiamato a stabilire se Kavanaugh fosse un buon candidato per uno dei ruoli più importanti delgoverno americano. La dottoressa aveva chiesto l’anonimato, ma qualche giornalista ha scoperto la sua identità ed è scoppiato un putiferio. Sono state quattro ore difficili da guardare: Ford è stata estremamente coraggiosa, e, malgrado leminacce di morte, la necessità di una scorta e di trasferirsi con la famiglia in un’altra abitazione, ha spiegato che spiegare che tipo di personaggio fosse Brett Kavanaugh era un suodovere civile. Poi è arrivato lui, il giudice: si è seduto alla scrivania con una faccia rossa furente di rabbia. Per 40 minuti ha urlato, mostrando un’aggressività poco professionale, dicendo che tutto questo non era altro che un circo, un tentativo della sinistra di sminuire il suo lavoro, che la sua vita sarebbe stata per sempre rovinata. Ha dato la colpa anche aiClinton, allastampa. Insomma, uno sfogo che a Trump è piaciuto molto. Non ha mai risposto direttamente alle domande dei senatoridemocratici, che gli chiedevano come mai non volesse che il Fbi facesse il suo lavoro spiegandogli che una indagine avrebbe potuto salvare la sua reputazione, se le accuse non fossero risultate vere. I senatori di destra lo hanno invece ripetutamente definito una vittima innocente. Il giorno dopo, la commissione si è riunita per decidere se il giudice fosse la persona giusta per la Corte Suprema. Ai senatori democratici servivano tre voti per richiedere se non altro l’intervento del Bureau. Due senatrici di destra avevano già annunciato di voler vedere più chiaro su questa storia. Mancava un voto, quello diJeff Flake, che in passato sembrava titubante, ma che la sera prima aveva annunciato che avrebbe votato per la candidatura di Kavanaugh. Mentre entrava in ascensore per andare a votare, è stato assalito da due donne, vittime di violenza sessuale, che gli hanno ricordato che lagiustiziadovrebbe essere al di sopra della politica, e che adesso i tempi sono cambiati: se un uomo è accusato di un fatto così grave, il minimo che si possa fare è indagare. Flake è arrivato davanti alla commissione pensieroso e chiaramente scioccato. Ha annunciato con un colpo di scena che avrebbe votato per Kavanaugh, ma che prima avrebbe richiesto un lavoro approfondito del Fbi. Quindi, adesso si aspetta l’esito delle indagini. È una lezione importante per tutti quegli uomini, e sono tanti, che finora l’hanno passata liscia. È importante ricordare loro che, come diceMatteo Salvini, la pacchia è finita e che adesso i nodi, tutti, anche quelli di anni fa, vengono al pettine.