FIGLI OMOSESSUALI? FIGLI E BASTA

I figli con orientamento omosessuale sono figli. Figli e basta. Figli da amare e da rispettare, persone con la stessa, identica dignità di qualsiasi altra persona. Nessun uomo al mondo ha il diritto di discriminare qualcuno in base al colore della sua pelle, delle sue idee politiche, del suo orientamento sessuale. Nessuno di noi – tantomeno la Chiesa – può avallare comportamenti discriminatori nei confronti dei fratelli gay. Nessuno può ergersi a giudice delle condizioni o delle sofferenze altrui. Le azioni discriminatorie nascono e si sviluppano su un terreno di coltura che è il pensiero ideologico a oltranza. Un pensiero che non ama il confronto, non sopporta di essere contraddetto. Un pensiero che diventa violento e pericoloso. Non c’è niente di peggio dell’ideologia da perseguire senza la fatica del ragionamento. Leggiamo di un fratello omosessuale cacciato via da casa e costretto a dormire in un sottoscala invaso dai topi che lo avrebbero anche morso. La storia ci addolora. Ci umilia. Pur calandoci nei panni di parenti all’antica, non possiamo in alcun modo giustificare questi comportamenti. Si ragiona. Si ascolta, si interviene. Si consiglia quando è il caso. Ci si mette nei panni degli altri. Non mi viene sempre facile assistere ai dibattiti in televisione. Gli opinionisti sono opinionisti, esprimono, cioè, la loro, personale opinione. Opinione che in genere viene confutata da chi gli sta di fronte. Opinione che sovente viene strumentalizzata da chi conduce il programma e vuole condurre il carro per la strada che più gli aggrada. Non mi piace quando si fa a gara a chi grida più forte, volendo con la propria voce zittire l’intelligenza e il parere altrui. Senza rispetto per chi, a casa, sta vedendo quel programma. Con imbarazzo perfino del conduttore o della conduttrice. In genere, spengo. Preferisco fare altro. La forza della ragione si esprime col pensiero limpido, chiaro, educato, intelligente, che lascia sempre aperto uno spiraglio per accogliere il pensiero dell’altro. Un pensiero che magari non hai avuto modo di pensare. La violenza mai. A cominciare da quella verbale. Soprattutto quando si viene visti da migliaia di persone. Soprattutto in quel santuario sacro che è la nostra casa, il luogo cui nessuno altro luogo al mondo può essere paragonato. Il luogo dove sei stato accolto e amato senza condizioni, senza previo contratto. Il luogo dove ogni essere umano deve sperimentare la libertà di esprimersi senza paura di non essere accettato. In casa si ragiona, si gioisce insieme, si soffre insieme, insieme si valuta il da farsi. Si tenta di esplorare strade nuove. Tutti sentiamo il bisogno di essere rispettati, amati, compresi, non giudicati. Tutti dobbiamo impegnarci a rispettare, amare, comprendere, non giudicare. La superficialità non ha mai fatto bene a nessuno, la banalità e l’arroganza ancora meno. Anche la nostra fede – tesoro prezioso tra i più preziosi – ha bisogno di essere passata al vaglio tutti i giorni, a ogni ora del giorno. Perché resti fede vera, aperta alla speranza, alla carità, alla solidarietà e non diventi un nobile pretesto per affermare le nostre idee, il nostro ego, i nostri modi di vedere. Per questo è necessario rimanere nel cuore della Chiesa, mettendo al centro delle nostre giornate il Vangelo, il Magistero pontificio e a quello dei nostri vescovi. E stando in religioso ascolto della propria coscienza. Tutto deve concorrere al bene dei fratelli. Anche la preghiera, il consiglio, il rimprovero, l’ educazione. Non si va da nessuna parte se non si mette al centro di ogni discorso, di ogni decisione, di ogni presa di posizione, di ogni proposta di legge, la persona umana. E i fratelli omosessuali sono e restano persone umane come ogni essere umano. Un diritto che tutti abbiamo ricevuto dal buon Dio e che non ci è stato concesso nessuno. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a Sergio. Vogliamo che i fratelli omosessuali trovino nella società civile e nella Chiesa la loro giusta collocazione. Nei campi di concentramento nazisti soffrirono e morirono, insieme ai fratelli ebrei, ai cattolici, alle anime consacrate, agli zingari, anche loro. Gli ebrei perché ebrei, i cattolici perché cattolici, gli omosessuali perché omosessuali. E questa è un’ insopportabile aberrazione. Lo abbiamo capito. Gli errori del passato non possono essere ripetuti. La Chiesa ha canonizzato persone di ogni estrazione sociale, di ogni età, di ogni lingua, popolo e nazione. Non è peregrino sperare che in futuro la storia della santità possa annoverare anche fratelli e sorelle omosessuali. Anche per loro Gesù Cristo è morto ed è risorto. Anche loro sono chiamati alla conversione e alla seguela del Figlio di Dio.