IL GIGANTE BUONO
Il 6 settembre del 2008, durante una rapina a Pozzuoli, venne ucciso Giuseppe Minopoli. Innocentemente. Di mestiere faceva la guardia giurata. Scrissi, allora, un articolo per “Avvenire”, che presto si trasformò nei versi che riporto. Per ricordare Giuseppe, il gigante buono, a dieci anni dalla sua morte. Benedico tutti. Padre Maurizio Patriciello. Lo avete ucciso.Barbaramente.Stupidamente.Inutilmente.Siete poveri, dite.Senza lavoro.Anche lui, Giuseppe, il gigante buono, era povero.Ma non si era arreso.Il lavoro lo aveva cercato.E trovato.Un lavoro dove si rischia molto e si guadagna poco.I“valori” , il gigante, li scortava, non li possedeva.Ma aveva un lavoro che lo faceva uomo.E gli consentiva, a sera, di mangiare il pane.Magari solo pane nero.Impastato con il sudore della carne sua.Maledetto è il pane fattocon il sangue dei fratelli.E’ pane che non sazia.Pane avvelenato.Pane velenoso.Voi non amate.Non sapete amare.Neanche i figlioli vostri stessi.Che avete fatto, poi?Come avete conclusa la serata maledetta?Come vi siete visti dopo aver tolto il casco?Giuseppe è morto.Lo avete ucciso voi.Avete spento un cuore.Non uno solamente.I cuori stanno a grappoli.Quell’uomo amava.Alla sua fonte erano in tanti a bere.C’è un altro morto per il quale mai sarete processati.E’ la speranza, la vittima invisibile.A Napoli in tanti non sanno più chi sia.I giovani se ne vanno.Li avete cacciati via.Chi siete?Chi è il vigliacco che si nasconde sotto il casco?Amate atteggiarvi a vittime.Lo siete veramente.Vittime e carnefici.Partite – e lo so bene – con una marcia in meno.La vita non sempre vi fu madre.E’ vero.Eravate solo ladri fino all’altra sera.Assassini oggi siete diventati.Caino si chiamavachi per la prima volta uccise.Ma la voce di quel sangueancora non si è spenta.Abele ancora piange.Ancora geme Abele.Chiunque versa il sangue di Abele porta il nome.Voi non vi chiamate Abele.Spero che non mangiate.Spero che non dormite.Spero che il rimorso vi tenga compagnia.E non per un giorno solo.Spero che il ricordo del “gigante ”vi appesantisca il cuore.Spero che di piangeresiate capaci ancora.Lacrime benedette.Pioggia che purifica.Rivolo che deterge l’animo.Acqua che vi lavi il cuore.Lacrime per farvi uomini.Al pozzo proprio va attintal’acqua per fare il pane.Forse sarà poco il panee ancor di meno il vino,ma basterà a saziarci.E lo gusteremo insieme.E lo daremo ai figli,guardandoli negli occhi,sentendoci orgogliosi.Padre Maurizio Patriciello.
