IL LEONE DOMATO

IL LEONE DOMATO

Certo l’età conta ma contava molto di più una smisurata stima di se stesso.Parlo di un uomo che si era costruito tutto da solo.Forte, intelligente, certamente capace e spinto da una mostruosa voglia di arrivare.Non voleva solo arrivare ma doveva essere sempre il primo.Questo indomito orgoglio, che non deve essere scambiato con un’arrogante presunzione perché l’uomo era veramente capace, accompagnato da una ancora più forte brama di potere e di denaro, gli ha fatto raggiungere effettivamente primati da record. Onore al merito. Vince da imprenditore accorto e sagace creando un impero di soldi e di case. Vince ovunque e come un moderno Re Mida trasforma in oro tutto quello che tocca. Intuisce prima di tutti che il futuro è nella comunicazione e nello sfruttare con la pubblicità la limitata capacità ragionativa di una moltitudine formata per lo più da psicolabili che si possono imbrigliare e condurre in qualsiasi pascolo. Sa che è facile, basta saperli toccare tutti nel posto giusto e reagiranno alla grande. Ha ragione e ancora una volta crea un nuovo regno dove lui è anche Imperatore. Nella sua corte regale la marea dei lecchini monta sempre di più di giorno in giorno e i potenti di turno fanno la fila per ingraziarsene i favori. Certamente è generoso e sparge benefici a tutti a piene mani ma è anche estremamente vanesio e i sui favori si indirizzano maggiormente verso chi è più servile con lui o lo sa elogiare meglio, premiando anche chi è pronto a tradirlo o a pugnalarlo alle spalle. È così sicuro di se stesso che inizia a collezionare errori su errori ed è così ingenuo da non comprenderli neanche dopo che tutto è accaduto.Per fortuna dell’Italia tutto, comunque, accadeva nella sua sfera dorata e nessun danno poteva essere arrecato al popolo italiano.La sua sicumera non conosceva limiti ma quando vide all’orizzonte il pericolo di chi voleva mettere in discussione il suo salvadanaio e forse anche la sua libertà, per errori che gli addebitavano erroneamente in molti, trovò come unica via d’uscita quella di armarsi di elmo e corazza e scendere a duellare in campo aperto. I suoi avversari in quel momento non erano certamente alla sua altezza e sbaragliò tutti con le mani legate dietro.Quale riconoscimento poteva essere più grande per un uomo che si riteneva il numero uno al mondo?Chi mai avrebbe più potuto contendergli il passo?Forte di questa sua debolezza quando una nuova schiera di lecchini incominciò ad adularlo lui, tronfio, accolse tutti senza neanche guardarli negli occhi.Sarebbe stato semplicissimo e avrebbe capito!Il giorno stesso della sua vittoria iniziò così la sua inesorabile sconfitta.Ci volle solo molto tempo perché era arrivato così in alto che per toccare terra necessitava una lunga discesa.I primi delfini si tramutarono presto, uno dopo l’altro, in squali pericolosi ma il nostro eroe aveva molti dardi nella sua faretra e li vinse, uno alla volta.Nessuna battaglia però gli insegnò mai nulla e la guerra diventò infinita.Vinse piano piano tutte le scaramucce o le grandi tenzoni ma gli anni passavano e le forze giovanili scemavano, rispettando le regole della natura.Ogni volta la fatica e i danni erano maggiori.Anche i neuroni diminuivano e quando le parti meno nobili o le più viziose della sua natura incominciarono a prendere il sopravvento iniziò ad inanellare errori su errori, alcuni veramente drammatici e umilianti per lui.Aggredito in casa da falsi amici che desideravano spodestarlo o privarlo delle sue ricchezze, minacciato da avversari che volevano legiferare per distruggerlo, non ebbe altra scelta se non quella di cercare compromessi su compromessi.Però questi erano sempre più a ribasso e sempre più umilianti.Non avrebbe mai voluto creare danni di alcun tipo a nessuno ma messo alle strette e con le spalle al muro di volta in volta ha dovuto scegliere tra lui e gli altri. La scelta era obbligata. Forse, in quanto nella realtà è generoso e il suo desiderio vero era quello di passare gloriosamente alla storia, in qualche circostanza e in cuor suo ha veramente desiderato vincersi e scegliere il bene del paese.Forse ma la storia ci racconta che non è mai riuscito a farlo.Alla fine di un lungo percorso, infine, si è illuso di potere riprendere l’elmo del condottiero e ripartire all’attacco con la vecchia veemenza giovanile. Ha raffazzonato così le truppe rimastegli disponibili ma ancora una volta non ha saputo guardare negli occhi i suoi nuovi amici o ha avuto timore di farlo.Avrebbe visto che avevano aderito al suo richiamo solo quelli con in mostra i denti già affilati e in attesa del momento del banchetto cui avrebbe partecipato anche lui ma non da invitato d’onore.Ora, sperduto nei campi, bela solitario sperando in un pastore inesistente mentre una sagoma sulla collina si staglia dentro il cerchio della luna e canta e aspetta.Il Leone, stanco e domato, si è infine sdraiato silenzioso su suoi ricordi con il grande capo chinato.Eppure nelle vene scorre ancora del sangue indomito e la voglia di ruggire è ancora prepotente e sogna un ultimo riscatto.Sa di essere rimasta l’ultima risorsa per un paese che si sta avviando inesorabilmente alla rovina, gli altri sono rimasti nelle paludi a leccarsi le ferite. Sa che per la prima volta in vita sua se vorrà vincere l’ultima battaglia e la guerra dovrà tradire se stesso e scegliere di lottare solo per il bene altrui e poi morire.Si, sa tutto, è vecchio ma ha tutto chiaro davanti agli occhi!Sentiremo un ultimo potente ruggito o ascolteremo solo un fievole belato disperdersi con stanca tristezza nel buio della notte?Cosimo Angelica