IL MALE ACCOVACCIATO NELL’ISLAM
Vorrei essere, adesso, semplice e chiaro. Non sono tra quelli che, davanti all’orrore jhadista, davanti alle esecuzioni di persone inermi in una strada di Strasburgo, dicono: non è Islam, questo. Non è, per fortuna, l’Islam di milioni di musulmani. Non è l’Islam dei curdi che si sono battuti al posto nostro, le donne libere in prima fila, contro i tagliagole dello Stato Islamico. Non è l’Islam di tanti musulmani che ho conosciuto, cui ho voluto e voglio bene, che ho aiutato e mi hanno aiutato, da Sarajevo a Baghdad, da Damasco a Kabul. Non è l’Islam riluttante di certi amici miei musulmani che si scrollano di dosso questo fantasma, dicendo che è un’invenzione israeliana, o americana, non è nel loro album di famiglia. Ma è Islam, e lo è innanzitutto in una lettura portata alle estreme conseguenze dei testi sacri, e in una continua ricerca di legittimazione nella storia islamica. Ed è un Islam diverso ma non troppo lontano da quello di migliaia di pakistani che tengono di fatto in ostaggio una povera cristiana di nome Asia Bibi, assolta e non libera. Non troppo lontano da migliaia di indonesiani che manifestano contro la libertà di voto. Non lontanissimo da milioni di case in cui le donne sono ritenute una proprietà,di scuole con i banchi deserti di presenze femminili, di tribunali in cui la testimonianza di una donna vale la metà. Non lontanissimo da tante scuole coraniche in cui gli allievi imparano a memoria in una lingua che non conoscono il Corano. O da Paesi in cui esibire un crocefisso è reato, e un dissidente può essere fatto a pezzi in un consolato. Certo si può essere buoni musulmani e scuotere la testa davanti al video in cui un ragazzino ceceno promette lo sgozzamento degli infedeli, ed essere buoni cittadini di un’Europa accogliente, o anche pensare solo a lavorare e tirare avanti. Ma tutte queste prossimità (per chi è cresciuto in un mondo cristiano il prossimo sono tutti, chiunque. Nell’Islam gli altri sono infedeli…) hanno in comune una convinzione suprematista: che l’Islam è nel vero, e gli altri no. E che il mondo, fosse solo per demografia, dovrà accomodarsi nella Verità. Allora io vorrei ricordarvi una piccola vicenda, che ha per teatro, di nuovo Strasburgo. Dove una luminosa aula – la vedete nella foto – che ospita la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, ha stabilito poco tempo fa che fare illazioni sull’età di Aisha, la moglie del profeta costituisse offesa all’Islam, confermando la condanna di una donna austriaca che si era permessa qualche considerazione in materia. La stessa Corte poco tempo prima aveva condannato la Lituania per aver sanzionato una pubblicità commerciale in cui erano state impiegate le immagini di Cristo e della Madonna per propagandare un qualche prodotto. Di quest’ultima sentenza non vi meraviglierete: siete i primi a rendervi conto della desacralizzazione di questo mondo, e lo guardate come uno dei tanti segni di decadenza, quando si perde la Verità. In fondo, abbiamo anche una Chiesa che descrive i profughi come Gesù e non coglie il controsenso di certe maestre che bandiscono Gesù, e dunque i profughi dalle recite, e sospende messe di natale e allestisce presepi, quando si fanno, tra barconi e salvagenti. Ma mi interessa la prima sentenza, accolta con grande soddisfazione in un mondo che già aveva ritenuto le caricature danesi di Maometto una insopportabile profanazione (non solo il vostro mondo: il Papa aveva detto che se uno offende tua madre, un pugno può scappare: l’altra guancia è un dettaglio dimenticato, noi abbiamo meno considerazione dei nostri testi sacri), e quelli di Charlie Hebdo per carità, orrore, ma se l’erano cercata. Allora vi chiedo: cosa fa più male all’islam ? Una frase o una vignetta su Maometto o quell’ Allahu Akbar che accompagna ogni esecuzione, ogni decapitazione ? Non è la volenterosa Corte Europea dei Diritti Umani che deve difendervi da chissà chi, ma voi stessi che dovreste difendervi da qualcosa che sta in mezzo a voi, che non si “spaccia” per Islam, ma ne è figlia, spuria e scomoda, e si arroga il diritto di rappresentarvi tutti, facendo pulizia di eretici sciti, di infedeli cristiani, di europei senza Dio. Io ho sentito come un insulto ai miei valori occidentali ogni gesto che li contraddiceva: l’assedio di Sarajevo o gli oltraggi di Abu Ghraib, i droni di Obama sui matrimoni afghani o le celle senza diritto di Guantanamo,me ne sono vergognato. E voi, davanti alla prossima Strasburgo ? A quando considerare l’orrore come qualcosa che è anche contro di voi, contro le vostre intelligenze, contro il vostro modo di intendere la religione e il nome di Dio ? Ci sono molti modi di chiudere gli occhi, e rinviare tutto alla Siria, o alla Palestina, o al colonialismo o agli errori dell’Occidente. Ma c’è qualcosa che dovreste aver imparato, in mezzo a noi. La bellezza del dubbio, della libertà di giudizio individuale, della spregiudicatezza, del coraggio di dissentire. Sono cose che valgono più di un permesso di soggiorno, più di una cittadinanza, più di un posto di lavoro. Se devo dirla tutta, davanti alla morte di un ragazzo che credeva in istituzioni europee che a me sembrano lontane come la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, o certe commissioni che esaminano le vostre richieste d’asilo ma non quella di Asia Bibi, ecco se dovessi definire quel che resta dell’Europa, ecco è questa libertà che mi viene in mente. Guardate in faccia il Male, e siate medici di voi stessi.
