IL PALIO DI SIENA E LA TUTELA DEI CAVALLI E NON SO DA CHE PARTE STARE

Ve lo voglio dire, questa volta non so da che parte stare. O meglio, vorrei che le parti si incontrassero e trovassero la maniera, quasi impossibile, per consentire di salvaguardare storia e tutela degli animali, in questo caso, i cavalli. Parlo del Palio di Siena a cui sono legato perchè mio padre nacque a Siena, nella contrada della Chiocciola, 100 anni fa.Io ho un’altra storia, sono cresciuto in Piemonte, ho vissuto, a Torino, Aosta, Milano e Roma. Qualche volta, d’estate, sono andato a vedere il Palio che per i senesi non è una manifestazione tradizionale, una rievocazione o qualcosa del genere; per i senesi il Palio è ancora una rivalità viva, una cosa della città. E lo scorrere del tempo non cambia questo sentimento quasi esclusivo. So anche che a Siena i cavalli del Palio sono trattati bene, curati. Ma in quella splendida e particolare conchiglia che è Piazza del Campo i cavalli possono cadere, farsi male, talmente da essere abbattuti. Soprattutto se sono cavalli, diciamo così, da corsa e non da “carrozza”. Quando un cavallo viene abbattuto, come è successo all’ultimoPalio straordinario in occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale mi viene l’angoscia e vorrei anch’io che il Palio non si facesse più. Non so che fine farebbero quei cavalli da Palio ora coccolati, non so che succederebbe a Siena. Mi chiedo se sia possibile coniugare una passione storica, e ancora sentita, con la consapevolezza più vicina a noi della tutela degl animali. Mi augurerei fosse possibile, altrimenti tutte le cose finiscono e può essere così anche per una passione senese e familiare di cui resta una bandiera che mi ha seguito in tutte le case dove ho vissuto.